Serie A. Arbitri decisivi, Lazio e Napoli, caccia a Juventus. Roma scivola giù

di Renzo Parodi
Pubblicato il 13 Gennaio 2013 - 22:48| Aggiornato il 14 Gennaio 2013 OLTRE 6 MESI FA

La flessione della Juventus rilancia l’interesse per la lotta al vertice. La Lazio ha agguantato il terzo posto in virtù di un veemente secondo tempo. Nella prima frazione la Atalanta aveva tenuto la Lazio  in iscacco, chiudendo gli spazi e ripartendo. L’episodio-chiave – il gol di Floccari – porta con sé la macchia di un plateale tocco di mano del centravanti, che l’arbitro Peruzzo, confortato dal collega di porta, Fabbri, ha considerato involontario.

Fatto sta che Floccari ha bloccato col braccio destro il pallone, respinto dalla traversa, che poi ha deposto docilmente nel sacco. Episodio controverso, Atalanta ha protestato a lungo e con qualche buona ragione. Ma gli arbitri nel dubbio, in genere, decidono per il più forte.

La Lazio è sparagnina, raramente dà spettacolo ma è una squadra perfetta negli equilibrio tattici, solida in difesa, pratica a centrocampo ed efficace negli ultimi venti metri, illuminata dalla classe di Hernanes e di Klose. E se la fortuna le dà una mano, beh la fortuna bisogna anche chiamarsela…

Lotito ha accennato vagamente ad una ciliegina con cui guarnire la già ricca torta della squadra. Non sarà facile, viste le difficoltà obiettive di mercato e la conclamata (da Lotito medesimo) esigenza di rafforzare l’organico senza turbare gli equilibri dello spogliatoio. Il gruppo, anzitutto. Sfuma l’ipotesi Lampard: “Io le lampadine le accendo la sera”, ha chiuso il presidente biancoceleste. L’Atalanta, tramite il dg Marino, mentre rende onore al designatore Braschi (“sta facendo un ottimo lavoro”) lamenta persecuzioni sistematiche da parte dell’arbitro Peruzzo.

Protesta anche la Fiorentina, battuta in rimonta a Udine (3-1). Molto generoso il rigore del provvisorio pareggio friulano, concesso dall’arbitro Romeo per un fallo molto dubbio su Domizzi, il quale oltretutto si trovava in netta posizione di fuorigioco. Decisiva anche in questa circostanza l’indicazione fornita a Romeo dal collega di porta, Banti, che lo ha indotto a fischiare il penalty.

Ignorando il fuorigioco di Domizzi, nella circostanza ignorato dall’assistente Musolino. Questa degli arbitri di porta è una soluzione peggiore del problema che si voleva risolvere, quello del gol-non gol. I due nuovi arbitri hanno finito per impossessarsi degli episodi chiave, indirizzando il giudizio finale dell’arbitro centrale. Ancora più grave tuttavia l’errore dell’assistente Padovano, che non ha segnalato una chiara posizione di fuorigioco di Di Natale, libero di filare a segnare il gol del 2-1.

Il terzo gol dell’Udinese è un gentile omaggio del portiere brasiliano Neto, che ha goffamente infilato nella propria porta un tiro a lunga gittata di Muriel. Montella ha avuto una discussione con Guidolin che ha signorilmente redarguito perché il tecnico friulano si era imbufalito per un calcio d’angolo negato all’Udinese. «Con quello che avevamo visto in precedenza, non mi sembrava il caso…», ha chiosato Vincenzino a bocce ferme.

Montella incassa la seconda sconfitta filata (dopo il colpo esterno del Pescara, domenica scorsa) e deve affrontare – oltre al prevedibile scoramento della piazza fiorentina molto incline agli estremismi sentimentali – anche il problema del portiere. Silurato Viviano, dovrà ricostruire il morale di Neto, in vista di un palpitante Fiorentina-Napoli in calendario domenica prossima all’ora di pranzo.

Il Napoli, appunto, si installa al terzo posto, due punti sotto la Lazio, quei due punti che il club di Aurelio De Laurentiis confida di vedersi restituire giovedì prossimo dalla Commissione di appello Federale, cui la società ha fatto appello dopo la penalizzazione e la doppia squalifica di Cannavaro e Grava per la tentata combine nella partita con la Sampdoria del 2010.

Anche il Napoli come la Lazio si raccomanda per la spiccia praticità con la quale amministra le partite. Assorbita la flessione prenatalizia, la squadra di Mazzarri ha macinato agevolmente il Palermo degli ex Dossena e Aronica, che Gasperini aveva disposto con una formazione inedita (Brienza e Budan), salvo rimescolare ancora le carte sul doppio svantaggio. Cavani ha fallito l’appuntamento col gol ma la cifra tecnica della squadra è ormai consolidata e gli arrivi di Armero e Calaiò rafforzano le chance di reinserirsi nella lotta al vertice. Il Napoli sarà antipatico, come ha certificato Marchisio, ma incute rispetto e anche paura.

La Roma invece deve essere simpaticissima alla concorrenza, ultimamente. Anche a Catania la squadra di Zeman ha gentilmente offerto i tre punti all’avversaria e la rinuncia a De Rossi (l’ennesima) diventa un caso. Non che dipenda da De Rossi la fragilità congenita di una squadra che col pallone tra i piedi fa sfracelli (al netto di errori grossolani sotto rete, vero Destro?). Ma quando è costretta a ripiegare e a chiudere sul possesso di palla altrui, mostra spaventose lacune, in chiave tecnica e tattica.

Quel che la Lazio possiede in somma misura – l’equilibrio tra i reparti e la giusta combinazione tra le varie caratteristiche dei giocatori, la Roma lo insegue senza mai arrivarci. O forse non lo insegue neppure, visto che per Zeman le coordinate da seguire nelle scelte tecniche sono del tutto peculiari.

A Catania, – un campo storicamente stregato – con Totti acciaccato in panchina, Zeman ha lasciato di nuovo De Rossi in panchina e ha spiegato che Tachsidis rispondeva meglio alle necessità di giornata. Sarà, ma intanto la Roma è scivolata a dieci punti dalla Lazio e la zona Champions si è trasformata in un miraggio. Franco Baldini, il dg romanista, si è virilmente assunta la responsabilità (futura) dell’eventuale fallimento stagionale della squadra.

Fatto sta che chi vuole centrare un obiettivo di lungo periodo, quale che sia (salvezza, zona Europa, scudetto) farebbe bene a non affidarsi ad uno straordinario uomo di calcio quale è certamente il tecnico boemo. Tuttavia incapace di adeguare la propria idea di calcio, godibilissima e spettacolare per i suiveurs neutrali, ad un sano realismo di classifica.

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