Roma forza nove. Juve e Napoli in scia. Sprofondo Milan, respiro Samp e Bologna

di Renzo Parodi
Pubblicato il 28 Ottobre 2013 - 08:40 OLTRE 6 MESI FA
Bradley esulta dopo il gol vittoria a Udine

Bradley esulta dopo il gol vittoria a Udine (foto Ansa)

ROMA – E nove! La Roma vince a Udine in extremis ed eguaglia il primato di vittorie consecutive in avvio di torneo della Juventus di Fabio Capello. Grande prova di personalità della squadra di Garcia, premiata dai tre punti. Senza Totti e Gervinho, ridotta in dieci per quasi mezz’ora, la Lupa giallorossa trova le risorse per segnare il gol partita, con Bradley, appena subentrato a Borriello.

“Vittoria del gruppo”, ha chiosato Garcia. Vittoria della personalità e di chi crede fermamente nelle proprie qualità, aggiungo. La Roma è un campanile che non manca un rintocco. Mercoledì all’Olimpico potrà fare dieci contro il Chievo, purché non smarrisca la lucida ferocia che anima i suoi giocatori. I tre punti di Udine valgono molto anche perché ottenuti contro un’ottima Udiense, almeno per un tempo, che ha sfiorato a ripetizione il vantaggio.  Un pizzico di fortuna fa parte del gioco e Garcia lo ha annotato: “La fortuna bisogna procurarsela”. Persino Conte si è piegato a complimentarsi con l’exploit romanista. Sportività pelosa per sovraccaricare di attese l’ambiente della rivale? A pensar male eccetera eccetera.

La vittoria in Friuli consente alla Roma di tenere a distanza (cinque punti) Juve e Napoli, vittoriose su Genoa e Torino. Restano in scia, a -9 la Fiorentina e l’Inter, che nell’anticipo aveva regolato (4-2) il Verona dell’ex Mandorlini, scivolato al sesto posto.

La Viola ha vinto in rimonta in trasferta sul Chievo (quinta sconfitta stagionale filata). Dopo tormentata analisi, il presidente Campedelli ha confermato Sannino che avrà due gare (in trasferta con la Roma e in casa contro il Bologna) per salvare la sua panchina. Cuadrado, concupito dall’Arsenal, il match winner, in rimonta, della Fiorentina. L’Arsenal sarebbe pronto a giugno ad offire per lui 30 milioni di euro. “A giugno vedremo”, ha commentato il filosofo Montella. Mercoledì si gioca Fiorentina-Napoli e Vincenzino dovrà rinunciare a Aquilani, Rodriguez e forse anche a Cuadrado, oltre a Gomez, Ambrosini e Ilicic, ancora ai box, convalescenti dai rispettivi infortuni.

Il Napoli ha avuto un aiutone dall’arbitro De Marco, che ha fischiato due calci di rigore molto discutibili (e discussi dal Torino di un imbufalito Ventura). Sul primo (contatto lieve di Bellomo su Mertens) l’arbitro è stato ingannato dalla furbizia partenopea del belga che è andato a cercare la gamba dell’avversario. L’arbitro di porta (Mazzoleni, di cui si ricorda il rigore regalato a Del Piero in un Juve-Genoa del 2010) lo ha aiutato a sbagliare. Sulla seconda azione, De Marco ha preso un granchio in prima persona, punendo un fallo di…gomito di Glick, colpito dalla pallonata a brevissima distanza di Hamsik. Il regolamento assolutamente fasullo lo ha aiutato a sbagliare, ma non sarebbe male se gli arbitri lo condissero con robuste dosi di buonsenso. Che doveva fare il difensore del Torino per schivare la pallonata? Tagliarsi il braccio?

E a proposito di rigori, anche Doveri ha probabilmente visto male sul contatto fra Bondini e Vidal che lo ha indotto a fischiare il penalty che Vidal ha trasformato rompendo l’equilibrio in Juve-Genoa. Il fallo è netto ma probabilmente è avvenuto appena fuori dai sedici metri. Le lamentele genoane tuttavia sono più di stile che di sostanza. Praticamente non c’è mai stata partita all’Olimpico torinese. La Juventus ha stradominato. Ha giocato un’ora come piace a Conte: aggressiva, padrona del gioco negli ultimi trenta metri di campo, ha letteralmente asfaltato il Vecchio Grifone, schierato da Gasperini con un prudentisismo 4-5-1.

Troppo isolato davanti Gilardino, privo di qualunque tipo di appoggio da parte dei centrocampisti, per abbozzare qualunque replica dalle parti di Buffon. Meglio il Genoa nel finale, col frizzante Fetfatzidis, il solido Konate e la sorpresa Centurion per Antonelli, Gilardino e Bertolacci. Il 2-0 tuttavia non racconta la verità. La Juve ha fatto il tirassegno per un’ora e solo la bravura e i riflessi da gatto dell’elastico Perin (che a fine gara ha ricevuto i complimenti di Buffon) ha sventato la goleada. Il solito Tevez, indiavolato, ha timbrato il raddoppio (quinto gol in campionato) e il tandem con Llorente ha funzionato quasi al meglio.

Lo spagnolo ha avuto tre palle-gol, annullate dal portiere del Genoa, ma è finalmente sembrato sciolto e ispirato. A fine gara Conte si è tolto qualche macigno dalle scarpe. Alla vigilia, aveva censurato gli attacchi “destabilizzanti” contro la Juve, lamentando le invenzioni gossippare su presunti dissapori tra lui e Marotta. Una difes aalla Mourinho, per mettere la squadra al riparo da tensioni e chiacchiericci. A fine gara, in collegamento con Sky sport, ha calato il carico da undici, accusando i commentatori della pay-tv di aver partecipato alla montatura mediatica. Neppure la soave Ilaria D’Amico è riuscita ad arginare l’ira del mister juventino che alla fine è sembrato sollevato. Aveva finalmente sputato un grosso boccone dal gozzo.

Sta peggio di conte Max Allegri, un San Sebastiano in perenne agonia, trafitto dagli strali dlela critica, dale reprimende di Berlusocni e dalle bizze di Balotelli. Ripulito di cresta ed orecchino, dopo il summit con l’agente Raiola e Galliani, SuperMario ha vagato… svagato per il campo di Parma fino a che il tecnico si è deciso a sostituirlo con Matri che l’ha ripagato subito segnando il suo primo gol in rossonero. Il Milan stava sotto di due gol (il secondo segnato con una perfida rasoiata dall’ex Cassano, più in forma che mai), e con l’ingresso dell’ex juventino e di Kaka, era riuscito a riacchiappare il pareggio, sfiorando pure la vittoria. Salvo cadere all’ultimo secondo su una bordata di Parolo. Morale: il Milan incassa caterve di gol e come volevasi dimostrare avrebbe un gran bisogno di rinforzare il reparto difensivo, nell’occasione particolarmente disastrato in Costant.

A gennaio arriverà Rami, con il giapponese Honda, ma chissà se allora Allegri siederà ancora in panca. Donadoni e Cassano si sono tolti una bella soddisfazione personale, battere il Milan dà più gusto. Mercoledì il povero Diavolo ospiterà la Lazio e sarà la prova del nove per l’aquila biancazzurra. L’ingresso di Klose nella ripresa contro il Cagliari ha rianimato una squadra che aveva iniziato giocando sulle uova. Gol e rigore procurato per tocco di mano di Pisano (l’arbitro Massa costretto a fischiarlo da un regolamento folle, vedi alla voce Napoli) et voilà: 2-0 in tre minuti e vittoria in archivio. Si leggeva di Petkovic in bilico ma se Lotito gli avesse davvero dato il benservito si sarebbe segnato un clamoroso autogol.

A maggio, dopo la vittoria della Coppa Italia sulla Roma, Petkovic era l’ottavo re di Roma. Possibile si sia ridotto ad una vecchia gloria? Non sarà che brucia il primato solitario della Roma, che viaggia con 13 punti di vantaggio sui cugini? La Lazio ha qualità tecniche importanti, ma è incostante e psicologicamente un po’ fragile, i suoi giovani sono tanto talentuosi quanto acerbi e hanno bisogno di chaperon come il tedesco, che oltrettutto è uno dei pochi che sa inquadrare la porta avversaria. Il Cagliari gioca un bel calcio, schiera una mezza dozzina di giocatori che farebbero comodo anche a squadre altolocate (Agazzi, Astori, Conti, Nainggolan, Ibarbo, Sau) eppure in trasferta ha raccolto la miseria di due punti in cinque match. E il Sant’Elia lo ha visto soltanto contro il Catania, battuto domenica scorsa in rimonta. Se Cellino non disfa la squadra a gennaio, il Cagliari si salverà in carrozza.

In coda primo successo casalingo della Sampdoria sull’Atalanta, con gol del terzino tedesco Mustafi. Raccolti sei punti in due gare, la squadra di Delio Rossi torna a respirare aria pulita. Il Bologna (primo successo stagionale) salva se stesso e il suo tecnico, Pioli, battendo di misura il Livorno (quarto capitombolo di fila). Esordio con pareggio per De Canio sulla panchina del Catania. Il Sassuolo ringrazia. Il Chievo annaspa, ultimo in classifica con 4 punti e Campedelli ha deciso di confermare Sannino. Chapeau.

Ps. Inter e Milan hanno sollecitato la tregua delle rispettive “curve” sulla spinosa questione dei cori razzisti. Tregua accettata dagli ultras, con l’impegno però di proseguire nelle proteste contro la politica repressiva negli stadi. E’ rischioso legittimare come controparte un magma indistinto di persone che possono ripararsi sotto lo scudo dell’anonimato. Ma bisogna pur sopravvivere e difatti a Torino, stadio Juve, si sono risentiti i cori oltraggiosi contro il Napoli e i napoletani. Mai successo prima. Ora anche la Juve rischia la squalifica della curva con la condizionale, come le milanesi, il Napoli e il Torino. E all’Olimpico laziale si sono ascoltati i buuuh di scherno all’indirizzo del cagliaritano Ibarbo. Usque tandem?