Contanti montagna: 150 mld. Meno tasse per chi paga e incassa no cash?

di Riccardo Galli
Pubblicato il 13 Ottobre 2016 - 13:43 OLTRE 6 MESI FA
Montagna soldi, 150 miliardi cash a spasso per l'Italia


Montagna soldi, 150 miliardi cash a spasso per l’Italia

ROMA – C’è in Italia una montagna la cui altezza non si misura in metri, ma in euro. Milioni, miliardi di euro. E’ la montagna di denaro contante che circola nel nostro Paese: 150 miliardi cash. Per abbassare la montagna di soldi contanti che gli italiani usano più di ogni altro in Europa (87% delle transazioni) si sta pensando, anzi lavorando a meno tasse per chi paga e per chi incassa no cash.

Dedurre dalle tasse una parte del prezzo d’acquisto se questo è fatto via bancomat o carta di credito. E dedurre per chi vende le commissioni e il costo delle attrezzature per il pagamento elettronico. Così si crea incentivo economico a pagare no cash, la ricetta è nota e funziona. Ce la farà mai, ci sarà mai in Italia un’alleanza governo, consumatori, commercianti capace di capire che sarebbe utile?

I 150 miliardi in contanti non sono tutti figli dell’economia illegale – dalla tra virgolette semplice evasione fiscale sino al frutto dei traffici di droga e armi passando per la sempreverde corruzione – ma certamente il contante è l’ambiente naturale dell’economia sia sommersa che nera e anche illegale.  Soldi, anche quelli leciti, onesti e puliti, che troppo spesso finiscono col restare immobili nel cassetto, materasso che sia. Cercare di far emergere questa montagna e di reimmettere questo denaro nell’alveo del lecito e dell’utile è un tema su cui molti si sono cimentati, nonostante l’atavica reticenza dei governanti italiani, in perenne campagna elettorale, nell’andare contro davvero contro abitudini e vizi. Introdurre incentivi per chi usa la moneta elettronica, sia pagando che ricevendo pagamenti, sarebbe il primo e più importante passo in questa scalata. Finora però, complice la già citata reticenza, il nostro legislatore ha partorito una norma molto italica per cui tutti i commercianti hanno l’obbligo di accettare pagamenti con carte e bancomat, ma non hanno però l’obbligo di avere un pos.

“I dati più recenti dell’Abi dicono che con appena 30,1 operazioni pro capite l’anno siamo agli ultimissimi posti in Europa nei mezzi di pagamento alternativi al contante, seguiti solo da Bulgaria, Grecia e Romania – racconta Giuseppe Gaustella sul Corriere della Sera -. La media continentale è di 202,32, ma gli svedesi ne fanno addirittura 402,32 a testa, anche se da noi qualcosa sta cambiando, visto che nel 2013 le operazioni di pagamento elettroniche sono aumentate del 9%, trainate da un più 30% di quelle via Internet conseguenti all’esplosione dell’homebanking e dell’ecommerce. Resta che in Italia ogni 100 operazioni, ben 87 avvengono in contanti, la media dei Paesi Ue è di 60”.

Un navigare sotto la media che alimenta, ed è anche probabilmente dovuto, a quella montagna che si misura in banconote e che è pari al 10% del Pil italiano. Ovvio è che non siamo i soli, noi italiani, ad usare il contante per i pagamenti in nero e tutte le altre forme di illecito che con pagamenti tracciabili verrebbero scoperte. Tanto è vero che la Bce ha deciso di sospendere, dal 2018, l’emissione delle banconote da 500 euro che sono diventate il mezzo preferito dalla criminalità e dal terrorismo per trasportare agevolmente e in spazi molto ridotti tanto denaro da investire nel traffico di droga o di armi.

Se da una parte la soluzione per fermare il fiume che alimenta questo mare di denaro stipato nelle cassette di sicurezza, nei materassi e qualche volta nei controsoffitti, passa per le agevolazioni per i pagamenti elettronici, dall’altra è anche evidente la necessità di attaccare il sommerso che già esiste. E allora in questo caso la soluzione possibile sarebbe un’operazione simile alla Voluntary Disclosure varata qualche anno fa per far rientrare i capitali detenuti illegalmente dagli italiani nelle banche estere.

Giù i costi dunque per i chi i pagamenti elettronici riceve e sgravi fiscali per chi li fa. In questo modo nessuno accetterebbe o chiederebbe più pagamenti in contanti e in nero, o almeno in molti meno, per il semplice fatto che non converrebbe e perché parallelamente andrebbero introdotte sanzioni molto più pesanti di quelle attuali. Dando vita a quello che viene definito il ‘conflitto tra contribuenti’ che ha già dimostrato di funzionare in Argentina, Colombia, Uruguay e in Corea del Sud, dove le transazioni elettroniche sono aumentate dal 5% del 1990 al 75% di oggi.

E poi, per far venire a galla il denaro occulto senza offrire ai criminali un mezzo legale di riciclaggio, un’azione mirata del governo che, dietro la garanzia della non punibilità penale riservata però solo a chi ha evaso le tasse, imponga a chi aderisce alla nuova Voluntary di rivelare la provenienza del nero e di pagare contemporaneamente un’una tantum. Nel 2015 con questo sistema entrarono nelle casse pubbliche un paio di miliardi extra ma, cosa più importante, rientrarono in Italia e nell’economia legale qualcosa come 60 miliardi di euro. Molto difficilmente vedremo realizzare queste misure prima delle prossime elezioni…