Liliana Segre, un solo paese al mondo deve dare scorta a superstite Auschwitz

di Riccardo Galli
Pubblicato il 8 Novembre 2019 - 10:16 OLTRE 6 MESI FA
Liliana Segre, un solo paese al mondo deve dare scorta alla superstite del lager di Auschwitz

Liliana Segre in una foto d’archivio Ansa

ROMA – Liliana Segre, raccontano le cronache stia pensando, per una sorta di sfinimento morale, di non assumere l’impegno della Commissione parlamentare che dovrebbe controllare e monitorare razzismo, antisemitismo, sovranismi e primatismi etnici. E che vuoi monitorare e controllare? Il giorno stesso della notizia della scorta di due Carabinieri alla senatrice la quantità di attacchi feroci, di minacce e di disprezzo via social è raddoppiata, raddoppiata rispetto alla media di duecento “sparisci” e “devi morire” al giorno. C’è poco da scrutare e sondare con sofisticati e profondi monitoraggi, qui si vede tutto ad occhio nudo.

Ed eccolo quel che si vede: al momento c’è un solo paese al mondo dove si senta la necessità di dare scorta per la sua sicurezza ad un sopravvissuto di Auschwitz. Sarà bene ripetere, ripetere perché c’è anche il caso che l’enormità non venga percepita: un sopravvissuto ad Auschwitz deve essere scortato per la sua sicurezza. Perché l’essere stato e l’essere ancora ebreo, l’esser divenuto senatore a vita, l’occuparsi del rinato razzismo vengono considerati peccati da punire. Da una fetta consistente dalle pubblica opinione. C’è un solo paese al mondo dove questo accade ed è l’Italia. Nemmeno in Iran, forse nella striscia di Gaza un sopravvissuto di Auschwitz va scortato perché rischia in quanto ebreo.

E non sono solo leoni da tastiera, sono pesci che nuotano in un’acqua abbastanza alta. Quale acqua? Quella delle autorità comunali di Pescara, ad esempio. Qui scrupolo di Lega e Fratelli d’Italia di fronte alla possibilità di cittadinanza onoraria alla Segre: “manca legame col territorio”. Facevano prima a dire no, non ci piace, era più onesto: la cittadinanza onoraria si dà a quelli nati e vissuti nei pressi? Ridicolo, patetico garbuglio per dire di no. Cui si aggiunge: diamo riconoscimento ai parenti delle vittime delle foibe. Che c’entra? Liliana Segre fa pari e patta con le vittime delle foibe? Sembra non entrarci nulla ma in questa contorta equiparazione c’è la corrente di fondo dell’acqua in cui nuotano i camerati del web. Eccolo il non detto che ormai si continua sempre più a dire: ci fu una guerra civile europea, pari dignità ad entrambi i fronti, voi stavate coi comunisti, noi non stavamo con voi, i vostri eroi e simboli non sono i nostri, Auschwitz compreso.

E ancora: l’acqua della Regione Lombardia che su dettato leghista fa sapere: noi una Commissione anti razzismo qui non la vogliamo e, se c’è, non la ascolteremo. L’acqua della parole di Salvini, già proprio lui. Eccole: “Le minacce son tutte gravi, anch’io ne ricevo tante”. Proprio nessuna differenza vede Salvini tra minacce ad una superstite di Auschwitz che deve girare scortata perché ebrea e i post contro se stesso?

E, Salvini e Meloni a parte che non trovano o non hanno le parole i valori dell’Europa che combatté e sconfisse fascismo e nazismo, cosa cominceremo a dire alle scolaresche che mandiamo in visita ad Auschwitz? Diremo: di qui pochi scampati su milioni, i sopravvissuti noi gli diamo la scorta perché ancora da noi in pericolo? Questa è l’acqua dentro la quale vivono e prosperano e si moltiplicano i leoni da tastiera. Sentono che l’acqua è fresca e della temperatura giusta per la posa delle loro uova, avvertono che sta già passando il tempo della cova, che è già il tempo della schiusa.