Scuola, come andrà a cominciare? Tutti litigano, Conte ce la farà?

Una mamma scrive ad un giornale: “Mio figlio potrà tornare a scuola il 14 settembre?” Mancano esattamente 18 giorni, ma il caos regna sovrano per la ripresa delle lezioni.

Scuola, non c’è accordo praticamente su nulla: trasporti, mascherine, banchi, orari. Il ministro Speranza litiga con la sua collega De Micheli. Il Governo non ne può più delle Regioni in subbuglio. Conclusione: davvero il premier Conte rischia di dover lasciare la poltrona di Palazzo Chigi.

Mentre la confusione aumenta e le decisioni tardano, il virus continua la sua corsa al rialzo. Ieri i nuovi casi sono stati 1367. Tanti, forse troppi rispetto a quello che ci si attendeva da questo agosto di vacanze.

A Roma è un braccio di ferro su tutto. La temperatura ai ragazzi la debbono misurare a casa i genitori o debbono essere gli insegnanti a scuola? Sui mezzi pubblici, quale sarà la regola del distanziamento? I banchi con un solo posto saranno già disponibili dappertutto? I ragazzi in che modo potranno stare in classe?

Gli interrogativi sono numerosi, ma l’intricata matassa non si riesce a dipanare. Tentativi di un accordo sono stati tentati, come ad esempio quello di considerare i giovani sugli autobus “congiunti”.

Le Regioni si sono opposte, non tutte in verità, ma un buon numero. Sembra un interminabile feuilleton: si discute, si analizza, si dibatte, si rimanda.

Possibile che non si trovi una soluzione? Che fra quanti partecipano a queste interminabili riunioni non si riescano a trovare i punti in comune per far iniziare le lezioni nei tempi prestabiliti senza alcun pericolo per gli studenti?

Pare proprio di no. Ognuno dice la sua e non vuol cedere, non rinuncia alle proprie idee e convinzioni. Cosicchè, a poco più di due settimane dalla riapertura, le scuole rischiano un nuovo stop.

I sondaggi nelle famiglie sono impietosi: dicono che otto persone su dieci preferiscono rimandare, ma questo significherebbe scombussolare l’organizzazione di milioni di padri e di madri, entrambi lavoratori che non saprebbero a chi lasciare i propri figli nelle ore in cui rimangono in ufficio o in fabbrica.

Quindi? Il Presidente del Consiglio, con la sua arte di mediatore, cerca in tuti i modi di trovare una soluzione, ma per quanti sforzi faccia, finora non è riuscito a raggiungere i risultati sperati.

Si deve sottolineare a ragione che la confusione è tanta soprattutto perché fra le stesse forze politiche della maggioranza non c’è sintonia.

La scuola non è l’unico problema su cui lo scontro è almeno per il momento irrisolvibile. Ci sono anche le elezioni regionali alle porte, il referendum per il taglio dei parlamentari: tutti argomenti su cui non c’è una linea comune.

Pd e 5Stelle non andranno uniti al voto. Italia Viva di Renzi è altalenante. Sulla sforbiciata che si vorrebbe dare ai senatori e ai deputati, la sinistra tergiversa. In cambio di un si vorrebbe l’approvazione entro il 20 settembre di una nuova legge elettorale. Ci sarà questo “scambio di favori?” Difficile ipotizzarlo. Sul tappeto è ancora e sempre il ritornello della poltrona del Campidoglio.

Virginia Raggi non demorde con l’appoggio di Grillo e di Di Maio. I  Dem con Zingaretti non hanno ancora scelto. Ma ritengono che per guidare Roma sarebbe indispensabile un personaggio con una grande personalità. Il sindaco di Roma ha un compito delicatissimo, più importante pure dei ministri che siedono su poltrone scottanti.

Rinasce una vecchia idea, datata 2009 che prevedeva la nomina di un sottosegretario ad hoc che avesse poteri speciali sulla Capitale. Conclude Sabino Cassese, giudice emerito della Corte Costituzionale: “In Campidoglio dovrebbe sedere un capitano super che servirà all’Italia”.

 

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