Berlusconi condannato, bene a destra equivoco finito: imprenditore, non liberale

di Senator
Pubblicato il 3 Agosto 2013 - 04:12 OLTRE 6 MESI FA
Berlusconi condannato, bene a destra equivoco finito: imprenditore, non liberale

Berlusconi condannato: Un bene per la destra, equivoco finito: imprenditore, non un liberale

La sentenza con la quale la Corte di cassazione, respingendo il ricorso da lui proposto, ha reso definitiva la condanna di Silvio Berlusconi per frode fiscale sarà oggetto di numerosissimi commenti e di altrettante ipotesi sulle sue conseguenze politiche di breve e medio periodo. Politici e politologi già si interrogano sugli assetti politici, considerato che del governo è facile prevedere la fine, sia pure, probabilmente, alla ripresa dopo le ferie.

Quel che desta maggiori interrogativi è invece il futuro degli assetti politici, a destra, in particolare, considerato che nessuno ragionevolmente può pensare che tutto rimanga come prima e che la rinnovata Forza Italia possa occupare gli spazi conquistati negli anni d’oro con un leader azzoppato da una pesante condanna in un settore, quello del fisco, al quale gli italiani guardano con crescente preoccupazione per il moltiplicarsi di imposte, tasse e balzelli vari, statali, regionali e comunali, che erodono i loro redditi. Con la prospettiva di ulteriori aggravi per effetto di rinvii di altri tributi che evidentemente prefigurano solo trasformazioni a parità, si fa per dire, di gettito.

La “minestra riscaldata”, come si esprimevano già ieri a Montecitorio alcuni parlamentari di Centrodestra, alludendo alla nuova Forza Italia, non avrà lo stesso appeal della prima versione, anche perché sconta un ventennio di insufficienze nella realizzazione dei programmi di sviluppo economico e sociale che avevano portato vasti consensi tradotti in consistenti gruppi parlamentari, i più numerosi della storia repubblicana, nel 2001 e nel 2008, una forza sprecata, impegnata in pratica solo a realizzare norme capaci di influire in varia misura sull’andamento delle indagini e dei processi riguardanti Berlusconi.

In queste condizioni si profilano iniziative da parte di quanti non intendono essere travolti dalla fine del berlusconismo, intendiamo i politici che non mancano in parlamento e nella società civile, portatori di valori, anche spirituali, personalità assai lontane da quelle modeste che Berlusconi ha portato con se traendole dall’anonimato del sottobosco politico socialista e democristiano.

Mi riferisco a quanti sono rimasti interdetti e terrorizzati alla lettura della sentenza e che da giorni ripetono che non c’è Popolo della Libertà senza Berlusconi, al punto che i più onesti ammettono che non sarebbero mai entrati in Parlamento, nei Ministeri o negli enti, quali dirigenti e amministratori, se non li avesse collocati lui.

Nello scenario che abbiamo sotto gli occhi c’è un Partito Democratico che immagina sbagliando di trarre vantaggio dalla condanna di Berlusconi e dal possibile scompaginamento delle schiere del Centrodestra, contando anche sul fatto che il partito del Cavaliere presenta in posizioni preminenti transfughi della sinistra socialista, quella dalla quale proviene lo stesso Berlusconi. I Brunetta, i Tremonti, i Cicchitto, i Sacconi, per non fare che qualche nome.

Tuttavia è molto improbabile che la Sinistra tragga significativi e duraturi vantaggi della crisi di Berlusconi. È divisa al suo interno, praticamente senza idee, come ha dimostrato la recente campagna elettorale, avendo come unica risorsa quel Matteo Renzi che lo zoccolo duro degli ex comunisti considera un corpo estraneo. E certamente lo è nello stile e nelle idee, tanto che molti lo vedrebbero bene a capo di una destra moderna, veramente liberale e sociale.

C’è spazio, dunque, a destra per qualcosa di nuovo. Non alla maniera dei Fratelli d’Italia, romantica espressione di ricordi gioventù di profughi e reduci da ogni tipo di insuccesso. Una moderna destra liberale può certamente contare su personalità di valore provenienti dalla classe media, dalle università e dalle professioni, laici e cattolici che credono nei valori della civiltà occidentale e nelle radici profonde della cultura greco-romana irrobustita dalla spiritualità cristiana.

Sta in questa vasta area politica la speranza della destra. Cerca un leader che come sempre deve essere dotato di un carisma che trascini il consenso, che faccia sentire la forza delle idee, che anteponga alla politica degli interessi personali quelli della società nelle sue varie articolazioni in un contesto di giustizia e di buon funzionamento delle istituzioni, mettendo al centro dello sviluppo economico e sociale la famiglia e recuperando le grandi possibilità date dal nostro patrimonio storico artistico in un contesto paesaggistico che non per nulla assicurò all’Italia la definizione di “giardino d’Europa”.

Tutto sommato, dunque, la condanna di Berlusconi fa venir meno un equivoco che per la destra è stato deleterio, quello che il Cavaliere sia effettivamente un liberale e non un imprenditore, certamente abile e comunque fortunato, entrato in politica per tutelare le sue aziende, non un uomo di ideali civili, con scarsa, dimostrata, capacità di governo.