Sonny Colbrelli ha stregato mezzo mondo: una lezione per il futuro, il ciclismo è epica non solo business o muore

Sonny Colbrelli , due o tre cose bisogna pur dirle dopo il suo trionfo alla Parigi-Rouubaix, la Classica Monumento che vale un Mondiale, che tutti i corridori sognano di vincere.
Perché non è una corsa come le altre. La Roubaix è un inferno. Sei ore sui pedali sfidando il peggio che possa capitare, soprattutto nei 30 settori di granitico pavé francese. Fango, freddo, vento, pioggia battente, strade strette e torbide per la melma. Lunghi tratti paludosi, pieni di limaccio, che si infilano tra campi di mais come lame di coltelli.

Le cadute non si contano. E non solo tra i ciclisti.  L’ultima Roubaix ha fatto vittime anche tra i motociclisti del seguito.

I corridori diventano maschere dì ruvida fanghiglia che penetra ovunque, imbavaglia la vista, si strozza nella gola. Un corridore brucia 6 mila calorie. Un patrimonio. È arriva nell’iconico velodromo che pare disceso da Marte. Imbrattato come gli spazzacamini delle favole. Dunque corsa per uomini forti, coraggiosi, sicuramente temerari. Una lezione per tutti. Vediamo gli spunti che ci ha offerto.

L’effetto Colbrelli ha stregato mezzo mondo.

Perché filmico, Sonny Colbrelli, un Rambo su due ruote

Realistico. Esaltante. Spot perfetto per tutto il movimento ciclistico, peraltro in crescita come testimoniano talune manifestazioni. Alla ciclostorica “Eroica“, per esempio,  c’erano 7 mila iscritti.

Il video della pazza gioia di Colbrelli (“ Ma cosa ho fatto!“), la sua imperiosa volata, quel rotolarsi nell’erba ebbro di felicità, ha fatto un esplosivo giro del web. Virale.

Il neo presidente della Federazione ciclistica Dagnoni dovrà tener conto dei suggerimenti e delle certezze che ha consegnato la Regina delle corse. Proprio in un momento in cui si sta studiando e organizzando il futuro di un ciclismo in evoluzione, in   chiara trasformazione. Il timore è che l’attuale cantiere federale, nel legittimo impegno di rinnovare, snaturi un ciclismo che vive e si nutre di epica, tramanda e alimenta la memoria e la narrazione di un popolo. Il ciclismo è un poema.

Da Sonny Colbrelli una lezione di vita

La vittoria di Sonny Colbrelli è stata anche una bella lezione di vita, di tenacia, di costanza. In carriera ha vinto 34 volte ma ha fatto la bellezza di 75 secondi posti. Molti si sarebbero arresi. Sonny no. E a 31 anni è  arrivato il trionfo che ha risarcito tutti i magoni di una vita. Ed è entrato nella leggenda. Sì, vale sempre il vecchio detto: chi la  dura la vince. Magari una Rubaix.  Perché no?

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