Discoteche stavolta hanno ragione, anche se hanno torto

di Redazione Blitz
Pubblicato il 7 Ottobre 2021 - 09:58 OLTRE 6 MESI FA
Discoteche stavolta hanno ragione, anche se hanno torto

Discoteche stavolta hanno ragione, anche se hanno torto FOTO ANSA

Discoteche stavolta hanno ragione: non ha senso porre il limite del 35% della loro capienza per la riapertura. Non ha senso nella realtà il 35 per cento e neanche il 50 per cento che si prospetta e neanche fosse il 75 per cento o qualunque altra percentuale. Non hanno senso questi limiti nella realtà, realtà dei comportamenti effettivi che praticano solo due condizioni appunto reali: aperto o chiuso.

Stadi e mascherine immaginarie

Il resto è fuori dalla realtà, come ad esempio i limiti al riempimento di uno stadio di calcio, una percentuale legata però al mantenimento della distanza interpersonale e della mascherina sul volto. Nella realtà nessuno sta distante da nessuno e nessuno si tiene la mascherina dopo essere entrato in uno stadio. Lo vedono tutti, si vede ogni giorno in tv eppure, senza senso, si continua a dire e prescrivere e garantire: 75% con mascherina, beninteso. In una pluralità di luoghi pubblici e di pubbliche attività le prescrizioni sanitarie sono nella realtà burocrazia ignorata nei fatti quanto stampata sulle carte. Quindi le discoteche hanno ragione quando vogliono riaprire senza limiti, ragione nella realtà: se riaprono chi si leverà la mascherina solo per ballare, chi conterà la gente all’ingresso? Nella realtà una discoteca o uno stadio non consentono e non praticano misure, stessa sorte tocca alle misure anti contagio.

Correre il rischio

Quindi che le discoteche riaprano, senza limiti di capienza. Che gli stadi siano pieni, senza l’ipocrisia della mascherina, che cinema e teatri siano aperti al 100 per cento della capienza (qui almeno la mascherina la gente la tiene). La decisione e il sentimento collettivo è quello di correre il rischio. Perché rischio ancora c’è, Covid ancora c’è, contagio ancora c’è. Quindi hanno torto discoteche, stadi e chiunque venda “assoluta sicurezza e rispetto delle norme anti contagio”. Ma hanno ragione rispetto a questo aprire-non aprire. Si corra il rischio, consapevoli di farlo. E la si smetta di inventare protocolli che nei fatti non hanno alcun rapporto con i comportamenti reali.