Due o tre cose bisogna pur dirle sulle clamorose (e plateali) perquisizioni notturne della polizia francese nell’albergo della Bahrain nel bel mezzo di un Tour de France che va in Mondovisione. Il dibattito è acceso. La parola doping è tornata ad aleggiare come un fantasma su uno sport (non è il solo) che ha già vissuto l’ignominia, pagandone un prezzo altissimo. Ma stavolta il contesto è diverso. Vediamo.
L’irruzione dei poliziotti durante il Tour de France
Ben 40 poliziotti, dopo cena, hanno fatto irruzione nell’hotel della Bahrain-Victorius, squadra finanziata da un consorzio di imprese del Bahrain, un regno di 33 isole del Golfo Persico, ex emirato, dal Pil esagerato. Raid compiuto a Pau dopo la tappa (durissima) finita sul Col du Portet.
La Polizia inviata dalla Procura di Marsiglia voleva “accertare la realtà o meno dei reati che ne hanno giustificato l’avvio“. E sotto con le perquisizioni, sequestrati persino i cellulari di atleti e dirigenti. Fino alle 2 di notte. Pare non sia stato trovato niente di interessante. Pare. Fra un paio di mesi si saprà se la denuncia, fatta dai soliti “ignoti“, è fondata oppure no. Campa cavallo.
I controlli. Non c’è più il Far West del passato
Oggi la lotta al doping è una cosa seria. L’UCI (Unione Ciclistica Internazionale) insieme alla Wanda (Agenzia mondiale antidoping) non dà tregua. È una lotta continua. È stato ingaggiato anche uno 007, il criminologo svizzero Francois Marclay, della Polizia scientifica della Università di Losanna. Uno che non fa passare manco il brodo di gallina.
Di più: la Bahrain-Victorius ha sempre fornito la più ampia collaborazione e disponibilità. Dunque, che fretta c’era di fare un raid – e in quel modo – se la squadra si è sempre distinta nel far bene le cose? E poi su denuncia di ignoti? Certo la società ha reagito con durezza. Ha urlato in Mondovisione – anche alla faccia di Macron, curiosamente sui Pirenei. Domanda: sapeva qualcosa quando si congratulava con Pogacar? – ha urlato la propria innocenza. Si vedrà. Comunque i poliziotti hanno semplicemente eseguito degli ordini. E si sa che non hanno la grazia di un maggiordomo. Punto.
L’organizzazione del Tour
Sorprende, e non poco, che la potente Amaury Sport Organisation (ASO) – dal 1991, oltre al Tour de France, organizza eventi sportivi in tutto il mondo – non abbia saputo proteggere adeguatamente gli atleti che riposavano. Innocenti, fino a prova contraria. E ciò indigna.