L’Italia è multietnica. Lo vediamo alle Olimpiadi, specchio del mondo. Il 15% degli atleti ha origini straniere. Ma alla faccia dei rosicamenti inglesi, dopo il nostro blitz vincente nel tempio di Wembley, i nostri azzurri sono ben distribuiti sul mappamondo.
Tranne che “asiatici”, abbiamo ragazzi e ragazze provenienti dal resto del Globo. Dalle Americhe (Cuba e Usa in testa), dalla Europa ( la Russia ci ha dato il “martello” Zaytsen, la Romania la “farfalla” Agiurgiuculese ), l’Africa è presente con azzurri che provengono da ben 12 Paesi. La Nigeria ci ha regalato Paola Egonu, l’Etiopia il principe del mezzofondo Yeman Crippa ). Persino l’Oceania ha contribuito con l’australiana di Canberra, Kiri Tontodonati.
Il cognome non è un granché ma nel canottaggio Kiri ci sa fare. Anche con la nostra Polizia. È la sua professione.
Diamo dei numeri sulle Olimpiadi. Nella spedizione azzurra a Tokyo abbiamo 338 italiani e 46 , diciamo, oriundi. Anche se molti sono nati qui e sono fieri di essere italiani. Bella testimonianza. Il 49,7% del battaglione tricolore è costituito da donne. Se all’ultimo momento non si fosse aggregata la Nazionale di pallacanestro ( vittoria a sorpresa contro la Serbia nello spareggio di Belgrado ) la delegazione femminile avrebbe superato quella maschile.
E anche questo è un dato che conferma quanto lo Stivale stia cambiando. In tempo di Covid poi lo Sport ha dato segnali di resistenza e di valori alti che confermano come sia la migliore azienda italiana. Non è né retorica patriottarda d’accatto, ne’ roba di seconda mano. È realtà. È un fenomeno sotto gli occhi di tutti.
Essere alle Olimpiadi è una vittoria
Dice bene Giovanni Malagò, presidente del CONI ( rieletto per il terzo mandato il 13 maggio scorso ) nonché presidente dell’Aniene dal 1997 : ”Essere a Tokyo è una vittoria. Non venire sarebbe stato un colpo micidiale per lo sport “. Aggiunge fiducioso :” Dovremmo fare meglio che a Rio. Lo sento. Credo che in questo viaggio ci sia la consapevolezza di una missione. Si, missione è la parola giusta. Berrettini? È stata una rinuncia dolorosa. Nelle sue parole ho avvertito molto rammarico. Lui l’ha chiamata devastazione”.
Notizia finale. Arriva dallo stesso presidente del CONI. Eccola :” Ogni medagliato azzurro sarà testimonial della campagna di vaccinazione. Il vaccino è fondamentale “.