Trasporti o scuola, dove è massimo il contagio da covid? Prendete un bus e vedrete

di Bruno Tucci
Pubblicato il 28 Ottobre 2020 - 09:43 OLTRE 6 MESI FA
Trasporti o scuola, dove è massimo il contagio da covid? Prendete un bus

Autobus fermi alla stazione Termini per lo sciopero generale, Roma, 25 ottobre 2019. ANSA/ANGELO CARCONI

Non c’è pace per Palazzo Chigi. Nonostante i 5 miliardi promessi a chi ha subìto danni maggiori dal virus, la protesta non si placa.

“Arriveranno i forconi se la situazione non cambierà”, minaccia chi ha più rabbia in corpo. Ieri sera è stata la volta di Roma. Nella centralissima Piazza del Popolo si è scatenata una vera e propria guerriglia. Monopattini e biciclette lanciate contro le forze dell’ordine, cassonetti incendiati, una sassaiola continua, bombe molotov. Un finimondo durato fino a notte alta. Insomma, il governo teme che questo malcontento (usiamo un eufemismo) non si plachi.

Però, non demorde: “Indietro non si torna se si vuole evitare il lockdown”. L’assalto al premier Giuseppe Conte continua, malgrado le decisioni prese ieri dal Consiglio dei ministri. Licenziamenti sospesi fino al 31 gennaio, indennizzi fino al doppio della scoppola ricevuta dalla pandemia.

E nemmeno affronta il nodo trasporti.

Niente. A Montecitorio si litiga per tutto. Non solo sui trasporti. Anche per il ristorante che deve chiudere come gli altri nel pomeriggio. I deputati insorgono. In specie quelli dei Fratelli d’Italia che sbraitano perché in queste settimane si susseguiranno molte sedute notturne. Alla fine il presidente Roberto Fico riesce a trovare un compromesso. Il ristorante si definisce una mensa e queste non sono state “condannate” dal Covid19.  Tutti contenti, perché nessuno dovrà comprarsi un panino e mangiarlo di nascosto durante le discussioni in aula. Un po’ come avveniva da ragazzi quando a scuola si addentava la colazione mentre il professore interrogava o spiegava.

Il quadro politico è complicato. “Molto più della seconda ondata”, si commenta a Montecitorio. Nella maggioranza ci si divide. L’esempio è quello di Matteo Renzi che continua a opporsi alle misure dell’ultimo Dpcm e non la smette di protestare. Nicola Zingaretti si adira: “Quando si sono prese queste decisioni c’era anche lui con i suoi ministri”. Il leader di Italia Viva risponde sorridendo: “Noi siamo accanto a questo governo, ma non siamo degli yes men”.

Tutte dispute che si accendono mentre il virus non si placa. I numeri di ieri sono di nuovo da record: 21994 i casi accertati con 221 morti e 127 persone ricoverate in terapia intensiva. Il sostantivo paura non si può pronunciare perché non piace al premier come il coprifuoco. Ma la gente legge e non si fida dell’ottimismo dei Palazzi. La Tv, con i suoi talk, fa il resto. I virologi partecipano alle infinite trasmissioni e mettono ancora più ansia nella gente. Ognuno la pensa a suo modo. Chi la vede bianca e chi nera e questo certamente non tranquillizza l’opinione pubblica già stressata dai vari divieti.

“Era inevitabile trovarsi così”, commenta un deputato del centro destra che non vuole apparire. Sono stati fatti troppi errori, in estate si è allentata la presa quando invece si sapeva che in autunno si sarebbe scatenata la seconda ondata”.

I trasporti pubblici diventano il rischio assoluto. Alcuni virologi sostengono invece che sia la scuola il vero veicolo del virus. Antonio De Caro che è il presidente dei sindaci d’Italia afferma senza peli sulla lingua: “Io sono un iscritto al Pd, ma non mi faccio prendere per il naso”. Scuola o trasporti?

Si è persa la fiducia anche tra gli alleati. Allora, se il virus agita le piazze c’è da meravigliarsi? Assolutamente no, perché le insufficienze si toccano con mano. Basta salire una mattina o nel tardo pomeriggio su un autobus, un tram o sul metrò.

Tutto questo dopo le mille sofferenze patite durante la scorsa primavera. La coesione: ecco il termine che le forze politiche non vogliono digerire. Se si fosse uniti e si pensasse ad un solo traguardo forse i guai cesserebbero. Commenta a proposito Silvio Berlusconi: “Noi vogliamo salvare il Paese, non il governo”. Parole di un esponente moderato dell’opposizione. Stando così le cose, come si può salvare l’Italia?