Fabrizio Corona: “Io come Padre Pio: entrambi perseguitati e ossessionati dal denaro”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 23 Maggio 2018 - 09:38 OLTRE 6 MESI FA
Fabrizio Corona: "Io come Padre Pio: entrambi perseguitati e ossessionati dal denaro"

Fabrizio Corona: “Io come Padre Pio: entrambi perseguitati e ossessionati dal denaro”

ROMA – Fabrizio Corona si dà all’arte contemporanea, si è innamorato delle creazioni di un artista, Alessandro Giorgetti, le banconote da mille preghiere con il volto di Padre Pio. [App di Blitzquotidiano, gratis, clicca qui,- Ladyblitz clicca qui –Cronaca Oggi, App on Google Play] Doppia folgorazione per il “narcisista borderline” (così lo chiamano i giudici) più chiacchierato d’Italia: forse un nuovo filone di business pop legato all’immagine del Santo, di certo fonte di ispirazione e immedesimazione. “Sono diventato un santo”, dice intervistato da ArtsLife. “Basta vita mondana”, aggiunge a meno che… A meno qualche locale non intenda “coprirlo d’oro”. Ah ecco. E Padre Pio?

“Lui è stato un perseguitato come me e come me era ossessionato dal danaro, anche se per motivi diversi. Chiedeva soldi a tutti, benestanti e non, per costruire l’ospedale più all’avanguardia d’Europa. Era un ambizioso e ha lottato contro tutti. Lo ripeto, io mi rivedo in lui, pur se in forma diversa”: sarebbe megalomania più che narcisismo, ma fa lo stesso. Il nuovo Corona non può smettere d’un colpo i panni del vecchio, anche Robin Hood è un modello di vita: “Io rubo ai ricchi per dare a me stesso”, sentenzia mentre osserva il mondo ruotargli intorno. Egocentrismo, meglio egolatria, senza scrupoli o ipocrisie, allenato sin dalla più tenera età.

Fabrizio Corona è una macchina da soldi, così convinto delle sue capacità da ripeterlo a sua madre sin da ragazzino: «Gliel’ho sempre detto. Sono uno che a trent’anni avrà un sacco di soldi». Solo che a quell’età pensava magari di farli in maniera diversa. Allora voleva diventare un calciatore. Faceva il portiere nella squadra del Bruzzano, che non è proprio l’Inter o il Milan. Poi, siccome a scuola s’era fatto bocciare perché aveva insultato un professore chiamandolo «ciccione e omosessuale», il padre dopo aver cercato di farlo entrare a Milan Tv, l’aveva piazzato a lavorae con dei fotografi. Così aveva conosciuto Lele Mora, convincendolo a lavorare per lui. (Pierluigi Sapegno, ArtsLife)