Basket, sesso prima di una gara: lo fa il 70% degli atleti. Solo il 16% ha più di 20 rapporti al mese

Pubblicato il 27 Ottobre 2009 - 17:10| Aggiornato il 5 Marzo 2015 OLTRE 6 MESI FA

Fare sesso prima di una gara si può e si fa senza apparenti conseguenze negative sulla prestazione sportiva. Non si spiegherebbe altrimenti che il 70% dei campioni, italiani e stranieri, che giocano nel campionato italiano di basket fa sesso poco prima di una gara o la sera prima.

È quanto emerge dalla prima ricerca in materia condotta dall’Associazione italiana per la ricerca in sessuologia (Airs), su un campione di 134 cestisti professionisti di serie A e Legadue, 75 dei quali italiani e 59 stranieri. Ragazzi con un’età media di 27 anni e con una partner stabile per il 44%: nessuna remora a fare sesso prima di una gara, quindi, anche se a leggere bene i risultati dell’indagine si scopre che i cestisti non sono poi così “scatenati” a letto: solo il 16% ha più di 20 rapporti al mese, una media normale per un ragazzo giovane e in salute, secondo gli esperti dell’Airs. La maggior parte, il 66%, ha infatti tra i 10 e i 20 rapporti al mese, mentre il 18% addirittura meno di 10.

«Lo fanno poco e in modo indisciplinato», è il commento del presidente dell’Airs Franco Avenia, che ha diretto la ricerca condotta dalla collega Francesca Cerretani. Le ore più “focose” sembrano essere quelle successive alla gara, anche perché per il 99% degli atleti il sesso dopo la partita non ha nessun effetto negativo sulla forma psicofisica. Ad avere rapporti subito dopo il match è il 65% degli sportivi. Se poi si è vinto, la passione sembra non avere limiti. «Il 61% degli atleti – spiega Avenia – ha dichiarato che i risultati positivi delle gare accrescono il proprio desiderio sessuale». Perdere fa invece male: per il 34% «deprime il desiderio».

Se farlo dopo una gara non sembra creare nessun “grattacapo”, farlo prima qualche dubbio lo alimenta. Per il 50% degli atleti, tra un rapporto sessuale e una competizione devono intercorrere «dalle 16 alle 24 ore o più». Nei fatti, però, solo il 17% lo fa prima delle 24 ore che precedono la gara. Questo malgrado il 34% ritenga l’attività sessuale praticata nell’imminenza di allenamenti o gare «negativa ai fini della prestazione».

Diverse le motivazioni che spingono gli atleti a non fare sesso prima del fischio d’inizio dell’arbitro. Il 38% non vuole disperdere energie fisiche, il 23% per non “bruciare” l’aggressività sportiva, il 16% per non deconcentrarsi, il 13% per non disperdere le energie psichiche e il 10% per mancanza di desiderio. Per i cestisti, anche la durata del rapporto sessuale sembra non incidere troppo sulla prestazione sportiva.

Solo per il 29% degli intervistati è una variabile significativa ai fini della prestazione in campo. Per un 37% lo è per la forma psicofisica. «Fare sesso – spiega Avenia – fa bene a livello psicologico. Allenta la tensione, soprattutto in quegli atleti troppo “carichi” a livello agonistico». Poche, invece, le controindicazioni. «Sostanzialmente – spiega l’esperto – un’attività sessuale diciamo “frettolosa” non comporta deficit a livello fisico. Il dispendio energico è minimo». Diverso se ci si abbandona alla passione per una o due ore: «In questo caso – spiega l’esperto – si può andare incontro a una ridotta reattività, che prima di una gara è sicuramente un danno».

Per quel che riguarda gli allenamenti, gli atleti non temono invece grossi contraccolpi. Il 49% pensa che debbano intercorrere «meno di otto ore» tra l’ultimo rapporto e l’allenamento. Solo il 9% tra le 16 e le 24 ore, mentre nessuno ritiene necessario che debba passare più di un intero giorno. Ecco spiegato perché al 40% capita di avere rapporti poco prima di allenarsi e al 57% nelle ore immediatamente successive.

Dall’indagine emerge inoltre chiara una cosa: gli atleti sembrano avere poche indicazioni sui comportamenti sessuali da tenere in funzione dell’attività sportiva. Solo al 33% è stato detto dall’allenatore, dal preparatore atletico o dal medico sociale, che l’attività sessuale praticata in prossimità delle gare può essere negativa per la prestazione. Per il resto, gli sportivi sembrano “autogestirsi”. «A livello professionistico – sottolinea Avenia – si fanno rispettare diete alimentari rigorose, si danno impostazioni sul riposo, ma come al solito il sesso rimane un mezzo tabù. Gli atleti finiscono quindi per farsi delle loro opinioni in merito, che in realtà poi non rispettano molto».

Il presidente dell’Airs spera quindi che questa indagine possa portare a un confronto più vivo nelle società sportive, tra atleti e coach, su un tema tanto delicato quanto fondamentale. In tutte le società sportive. «Perché questa – spiega Avenia – è una ricerca condotta sui campioni di basket, ma che può essere trasferita anche ad altre discipline. Soprattutto a sport di squadra come il calcio, la pallavolo. È chiaro che un maratoneta – conclude Avenia – è costretto a osservare regole e comportamenti molto più rigidi».