ROMA – Gli italiani sono al primo posto per turismo sessuale: dal nostro Paese parte il più alto numero di pedofili che vanno in vacanza per cercare del sesso con minori.
I numeri sono inquietanti: ogni anno un milione di turisti sessuali viaggia verso i Paesi più poveri per fare sesso con bambini e adolescenti, costretti a prostituirsi per pochi spiccioli. Il giro d’affari è enorme, circa 5 miliardi di dollari all’anno, ed è saldamente in mano alle organizzazioni criminali che sfruttano la povertà per arricchirsi sulla pelle dei più piccoli.
Secondo i dati Ecpat (End Child Prostitution in Asia Tourism: perché questo sfruttamento prima di diventare un fenomeno globale era concentrato nel Sud-Est asiatico), gli italiani sono al primo posto nella triste classifica del turismo sessuale, seguiti dai tedeschi, i giapponesi, i francesi, gli statunitensi, gli inglesi e i cinesi. Il fenomeno è globale e non più limitato all’Asia, anche perché i viaggiatori si spostano cambiando ogni volta la meta in base alle difficoltà che vivono le nazioni: più un Paese è povero, afflitto da guerra o carestia, più è alta la possibilità di trovare piccole vittime.
Così gli italiani partono per paesi come Kenya, Santo Domingo, Colombia e Brasile, accanto alla Thailandia, oggi meno gettonata grazie alla politica anti pedofilia messa in moto dalle autorità locali. Il fenomeno si è esteso anche alle donne che ora partono alla ricerca di giovanissimi, anche di 12 o 14 anni, nei loro viaggi ai Caraibi o in alcuni paesi africani.
I turisti sessuali sono per lo più uomini, età fra i venti e i 40 anni, reddito medio-alto, in viaggio di lavoro, piloti d’aereo, operatori umanitari, nella maggior parte dei casi clienti occasionali che spesso provano per curiosità.