Europa, o la va o la spacca. L’ultima spiaggia per l’Euro si chiama Bce

Pubblicato il 7 Dicembre 2011 - 18:44 OLTRE 6 MESI FA

Segnali positivi sono arrivati già mercoledì pomeriggio: secondo fonti di stampa proprio giovedì la Bce potrebbe annunciare misure straordinarie per stimolare i prestiti tra le banche e far ripartire la ripresa economica. Le opzioni prevedono un allentamento delle garanzie bancarie che Francoforte chiede per erogare credito e l’estensione a due anni dei prestiti. L’estensione dei prestiti Bce da uno a due anni potrebbe incoraggiare le banche a concedere credito ad aziende e famiglie e quindi allentare la stretta creditizia. Inoltre si prevede anche un ulteriore taglio dei tassi d’interesse, dopo quello effettuato il mese scorso da Mario Draghi.

Inoltre il Fondo europeo per la stabilità finanziaria (Efsf, detto anche Fondo salva stati) ha annunciato che raccoglierà capitali anche a breve termine. E si tratta di una novità in quanto finora il Efsf si era limitato a raccogliere capitali con obbligazioni a medio e lungo termine. La raccolta di liquidità a breve avverrà con l’emissione di titoli a breve termine con scadenze a 3-6-12 mesi, nei fatti si tratta di una sorta di “eurobot“, dati che l’Efsf gode delle garanzia dei paesi dell’unione monetaria.

Una cosa è certa: alla vigilia dell’Eurogruppo dedicato alla crisi dei debiti sovrani, la vera scommessa è tutta sul ruolo che giocherà la Bce. La scorsa settimana la cancelliera tedesca Angela Merkel, la più riluttante fino a questo momento, ha aperto a un ruolo più forte dell’istituto di Francoforte. Lo stesso governatore Draghi ha detto di essere pronto a fare la propria parte. Su cosa questo voglia dire però restano molte incognite. L’Eurotower si prepara a diventare il prestatore di ultima istanza per gli stati con problemi di debito?

Certo, c’è sempre il rischio che, se Francoforte interviene, i governi si “rilassino” nel contrasto ai debiti pubblici. Con Mario Monti e Lucas Papademos le cose sono cambiate. Tuttavia probabilmente non basta. Ed ecco che arriva l’”unione fiscale” voluta da Angela Merkel e ormai appoggiata anche da Nicolas Sarkozy. Ovvero: Merkel e Sarkò fanno quadrato e accettano il finanziamento da parte della Bce a patto di varare un nuovo trattato, da mettere a punto a tappe forzate e riscrivere se necessario anche solo a 17, costruito sui pilastri del rigore e delle sanzioni automatiche. Mercoledì i due hanno inviato una lettera al presidente del consiglio europeo, Herman Van Rompuy, in cui illustrano in modo dettagliato le loro proposte congiunte per ”rafforzare l’architettura dell’Unione economica e monetaria andando al di là delle misure indispensabili in tutta urgenza per regolare immediatamente la crisi”.

Tra le altre cose nella lettera si legge: “Per ‘rafforzare la crescita’ e ‘la convergenza’ nell’Unione Europea, dev’essere creato un nuovo quadro giuridico comune pienamente compatibile con il mercato interno, che consenta rapidi passi avanti su temi come regolamentazione finanziaria, mercato del lavoro, armonizzazione fiscale e introduzione di una tassa sulle transazioni finanziarie, politiche di sostegno alla crescita”. Poi i due chiedono: ”Conseguenze automatiche per i Paesi dell’Unione europea che superano la soglia del 3% per il rapporto deficit-Pil, a meno che l’Eurogruppo, a maggioranza qualificata, non decida altrimenti”.

Se la linea Merkel-Sarkozy dovesse uscire vincente dalla due giorni di Bruxelles il quadro cambierebbe nettamente. La scommessa è che a quel punto la Bce potrebbe dichiararsi pronta all’occorrenza ad ampliare il programma “non standard” di acquisto di titoli sovrani in caso di necessità. È stato lo stesso Draghi a farlo intuire, nel suo discorso di fronte al Parlamento Europeo la scorsa settimana, quando ha parlato di un fiscal compact, un patto fiscale tra gli stati membri dell’eurozona. “Altri elementi potranno seguire – diceva il neopresidente Bce – è la sequenza che conta”. Che anche la Germania abbia ceduto su un intervento della Bce per salvare l’euro, lo si è capito anche dalle parole di Sarkozy dopo il vertice franco-tedesco: il presidente francese ha accantonato completamente la soluzione “eurobond”, finora da lui fortemente sostenuta. L’avrà fatto sicuramente in cambio di una pari concessione da parte della Merkel. Quale? Con ogni probabilità il via libera sulla Bce, ma lo scopriremo solo alla fine di questa settimana, decisiva per la sopravvivenza della moneta unica europea.