“Processo” europeo a “Viktator” Orban: punita l’Ungheria autoritaria?

di Warsamè Dini Casali
Pubblicato il 18 Gennaio 2012 - 14:15 OLTRE 6 MESI FA

Il caso ungherese è un racconto perfetto per chi crede al miracolo dell’uscita dalla crisi, per esempio la Grecia, abbandonando l’euro per riabbracciare la dracma: il forint magiaro non alimenta le esportazioni né attira investimenti per il basso costo della manodopera, piuttosto sta fornendo ai titoli di Stato una reputazione da junk bond (titolo spazzatura) con le agenzie di rating che sembrano divertirsi mentre si accaniscono sull’Ungheria.

La minaccia dei poteri forti è servita: o cambiate o al posto degli irrinunciabili finanziamenti avrete solo sanzioni. E Orban sta riflettendo e studiando ammorbidimenti sulla Banca centrale, sulla privacy, sui giudici. Si è dichiarato infatti pronto ad un confronto con Bruxelles per rivisitare le leggi che l’Unione ritiene incompatibili con la legislazione europea. “Siamo pronti a discutere con l’Ue di questi problemi – ha dichiarato Orban in un’intervista rilasciata al quotidiano tedesco Bild – se la commissione ci presenterà delle serie argomentazioni”. Una, per esempio, è che l’Ungheria non può, come ha fatto, imporre una legge di ordine costituzionale che consente ai ministri del governo di partecipare alle decisioni della banca centrale.

Stupisce e addolora, che il faro europeo sulla deriva autoritaria del governo ungherese sia stato acceso solo dopo il varo di norme economiche che minavano l’autonomia delle istituzioni finanziarie europee. Molto da dire e da fare c’è, e la speranza è che succeda sul serio, contro le leggi liberticide, le rivendicazioni territoriali a tempo scaduto, il delirio del progetto di “Grande Ungheria”, le milizie paramilitari incoraggiate e supportate, il controllo della libera stampa, l’insipienza e l’improvvisazione in campo economico. “Viktator” dispone dei due terzi del Parlamento, sta all’Europa non abbandonare l’Ungheria al suo destino.