“Accordo quadro” si arena sull’anticorruzione: tutti vs tutti, governo rischia

Pubblicato il 18 Maggio 2012 - 09:30 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Dopo pochi mesi dalla sua nascita l’accordo “Abc” tra Pdl, Pd e Terzo Polo si infrange sulla legge anticorruzione. All’indomani del voto in commissione sull’aggravio delle pene per il reato di corruzione, Angelino Alfano accusa il leader del Pd di “slealtà politica”, Pierferdinando Casini teme una “campagna elettorale permanente”, Beppe Fioroni (Pd) arriva a dire che “se Monti pensa di tirare a campare di qui al 2013, rischia di tirare le cuoia anzitempo senza un ritrovato accordo tra partiti”.

Il ddl anticorruzione, dunque, ha fatto tornare quel clima di tutti contro tutti che era la norma prima del governo tecnico di Mario Monti. Insomma è accaduto, come scrive Francesco Verderami sul ‘Corriere della Sera’, quello che Berlusconi aveva anticipato al premier nel pranzo di mercoledì a palazzo Chigi: è il tempo delle “maggioranze a geometrie variabili” sulla giustizia, colpa, secondo il Cavaliere, del “patto disatteso” sull’approvazione simultanea delle norme sulle intercettazioni e sulla responsabilità civile dei magistrati con “l’intento evidente” di mettere in difficoltà il Pdl.

Intanto, scrive Verderami, a Palazzo Chigi il “gioco del Pd” sul ddl anticorruzione non è affatto piaciuto, se è vero che autorevoli esponenti dell’esecutivo l’hanno definito “un tentativo strumentale di stressare il governo”, magari confidando in una “reazione” del Pdl che porterebbe a far saltare l’interruttore. Lo stesso Casini pare sia allarmato, e avrebbe esortato Monti a “un’opera di mediazione politica” attraverso il ministro della Giustizia, Paola Severino, che si è detta subito “pronta” a provvedere con un maxi emendamento per assorbire la polemica.