Barbato (Idv) “per ogni operaio cacciato una statuetta a Berlusconi”

Pubblicato il 23 Dicembre 2009 - 10:15 OLTRE 6 MESI FA

Francesco Barbato dell'Italia dei valori

«Per ogni operaio della Fiat buttato fuori, la tiro io in faccia la statuetta a Berlusconi». Dopo la frase del consigliere Democratico di Lecco, Fabio Busi, contro Berlusconi («O gli spari in testa o niente») nel pomeriggio ci ha pensato Francesco Barbato dell’Idv ad esternare considerazioni un po’ al di fuori del “politically correct”. E l’opposizione, che già sul caso Busi aveva arrossito, torna a strabuzzare gli occhi.

Certo Barbato ha abituato anche il suo partito a gesti plateali che gli sono anche costati, questo autunno, una sospensione dai lavori d’Aula a Montecitorio. Inoltre in questa occasione Barbato si trovava in piazza, in mezzo ad un corteo di lavoratori che rischiano di perdere il lavoro e che oggi hanno manifestato davanti palazzo Chigi.  In più il deputato non sapeva probabilmente di avere intorno, oltre ad operai infuriati, anche qualche cronista. Fatto sta che nella foga oratoria ha rotto gli argini: «Per ogni operaio della Fiat buttato fuori – ha detto – la tiro io in faccia la statuetta a Berlusconi. Un governo seriosi deve preoccupare di chi perde il posto di lavoro e di chi non l’ha mai avuto».

Ed è subito scoppiato il “caso”, con il Pdl che è salito sulle barricate: «Grazie a Dio anche il più estremista dei lavoratori della Fiat ha più raziocinio e rispetto della verità dei fatti di Barbato che, anziché minacciare ancora Berlusconi, dovrebbe sapere che il governo sta facendo di tutto per non lasciare soli gli operai che rischiano di subire provvedimenti dalle aziende colpite dalla crisi», gli ha mandato a dire Gregorio Fontana (Pdl), che gli ha fatto virtualmente vincere «la statuetta dell’Oscar della demenza e della irresponsabilità».

E Pietro Laffranco, sempre del Pdl, ha dato addosso al partito di Di Pietro «che da tempo sta sviluppando una campagna d’odio contro il presidente Berlusconi». Le parole pronunciate da Barbato, ha aggiunto, «sono più che eloquenti: una vera istigazione alla violenza fisica».

Barbato si è precipitato a correggere il tiro e in una nota ha detto di essere stato frainteso: «Ai lavoratori della Fiat in piazza ho detto che per ogni lavoratore licenziato criticherò duramente in Aula Berlusconi ed il governo e proseguirò nelle sede istituzionali e nelle piazze questa battaglia per la difesa del lavoro. L’Idv come è noto è il partito della legalità ed è contro ogni atto di violenza. In piazza ho invitato i manifestanti a mantenere la calma in una situazione che poteva diventare tesa».

Ma la frittata era fatta e il ministro Ignazio La Russa è intervenuto definendo «pietosa» la «marcia indietro di Barbato che prima lancia il sasso (o la statuetta?) e poi nasconde la mano». Quindi l’invito a tacere «per un po’, almeno per Natale».

Francesco "Pancho" Pardi

Intanto sempre ieri 22 dicembre durante la trasmissione Omnibus su La 7,  Francesco “Pancho” Pardi, uno dei leader del movimento No Cav oggi senatore dell’Idv, si lascia scappare questa frase: «Finché non l’avremo fatto fuori (Berlusconi n.d.r.) questa storia non finirà». La frase, pronunciata durtante un’interruzione pubblicitaria, non sfugge al senatore del Pdl Maurizio Gasparri anch’esso presente in studio che una volta in onda fa scoppiare la rissa. Pardi aveva attaccato: «Questa storia della campagna d’odio è una balla insopportabile. La campagna d’odio semmai ha un autore fondamentale, che è il presidente del Consiglio». Gasparri reagisce al fuorionda: «Levare di torno Berlusconi, questa è la parola d’ordine della violenza della sinistra». Poi rincara la dose: «Pardi è una persona pericolosa per la democrazia, è come le Brigate rosse, solo Curcio parlava così, usa un linguaggio terroristico che poi pazzi di turno trasformano in oggetti lanciati».

La zuffa non si placa: «Ricordo a Gasparri che dare del terrorista a chi non lo è, è passibile di querela. Non lo faccio perché significherebbe avere considerazione della sua scarsa intelligenza». E va giù duro: «Sarebbe il caso invece che colui che una volta chiamavano “il carrierino dei piccoli”, chieda scusa agli italiani per le corbellerie che ha sparato. È un neofita della democrazia».