Lega, petrolio, maggioranza, governo… I rischi “libici” di Berlusconi

Pubblicato il 22 Marzo 2011 - 09:52 OLTRE 6 MESI FA

Berlusconi con Gheddafi

ROMA – Quali effetti avrà la guerra in Libia su Silvio Berlusconi? Ci sta pensando il premier che teme di uscire ridimensionato dal conflitto da un punto di vista governativo, diplomatico. Francia e Gran Bretagna hanni infatti deciso di fare di testa loro, andando oltre la risoluzione Onu e puntando al petrolio libico che finora è stato obiettivo italiano. Poi c’è la questione degli  immigrati che continuano a sbarcare ogni giorno in centinaia di migranti e questo per la Lega è un’immagine devastante.

Non bisogna dimenticare poi che siamo in piena campagna elettorale per le amministrative e che ogni partito della maggioranza pensa al bottino dei voti. E allora Bossi si è infuriato non tanto con Berlusconi, che sarebbe voluto rimanere defilato da questo conflitto armato, quanto con quei ministri che hanno gestito le trattative diplomatiche e militari. Sono La Russa e Frattini che secondo la Lega si sono mossi con un eccesso di protagonismo nella disattenzione del premier occupato in altre vicende come i processi di Milano e il rimpasto di governo. Cosa che ovviamente non è vera, sostengono chi lavora accanto a Berlusconi.

Berlusconi ha quindi chiesto al suo alleato Bossi e alla sua maggioranza di tenere i nervi saldi, di non enfatizzare le divisioni dando all’opposizione il pretesto per attaccare il governo. “Non era possibile tenersi fuori da questo intervento militare e dai nostri impegni internazionali2, ha spiegato a Bossi durante il volo che li portava da Milano a Roma. Anche se il premier è preso da mille dubbi: “Da tutto questo ho l’impressione che l’Italia non ne trarrà alcun vantaggio…”. Anzi, c’è il rischio che nei pozzi petroliferi l’Eni venga sostituita dalla francese Total, che Sarkozy e Cameron sviluppino quella che negli ambienti di Palazzo Chigi viene definita “una politica neocoloniale2 che porterà l’Italia ad essere espulsa da quell’importante quadrante geopolitico proiettato verso il resto dell’Africa.

Berlusconi sa infatti che ci sono in ballo interessi enormi in questa guerra libica che sta procedendo in ordine sparso e che tanti problemi gli sta creando nella maggioranza. Ora cercherà disperatamente di porvi rimedio. Venerdì a Bruxelles al Consiglio europeo alzerà la voce, batterà i pugni sul tavolo; guarderà negli occhi gli inquilini dell’Eliseo e Downing Street colpevoli a suo avviso di essere andati oltre la risoluzione Onu; chiederà con forza ultimativa che l’Europa si faccia veramente carico dei profughi che stanno inondando l’Italia e che le operazioni militari passino subito sotto il controllo della Nato. Questo, almeno, è quello che ha promesso a Bossi. Venerdì a Bruxelles vedremo se il premier italiano si farà sentire e rientrerà nel grande gioco da protagonista.

Intanto a Roma Pdl, Lega e Responsabili stanno cercando di mettere a punto una mozione parlamentare comune che formalizzi il sostegno del Parlamento all’azione militare. Ma la Lega vuole che sia un documento di fatto dettato da via Bellerio. Un documento che teoricamente dovrebbe essere concordato anche con l’opposizione.