Alfano: “Non è solo il gesto di un folle”. L’aggressione diventa un “predellino due”?

Pubblicato il 14 Dicembre 2009 - 16:38 OLTRE 6 MESI FA

«Il fatto non può essere derubricato al gesto di un folle, è un questione più complessa». Dichiarazione molto secca e al tempo stesso molto allusiva quella del ministro della Giustizia Angelino Alfano. Se si tratta di una valutazione politica, allora la “preoccupazione” del ministro meritava di essere circoscritta ai pochi, pochissimi colti in peccato di “derubricazione”.

Non ha “derubricato” il presidente della Repubblica, non ha sottovalutato Bersani, il segretario del maggior partito di opposizione. E men che mai lo hanno fatto Fini o Casini. Non un solo editoriale di un solo quotidiano ha liquidato l’aggressione a Berlusconi come la piccola e semplice storia di un matto. Allora cosa manda a dire Alfano con le sue parole?

Comunica certamente lo sgomento dell’uomo di governo e dell’uomo anche personalmente vicino al premier. Ma comunica anche altro, quel riferirsi a «una questione più complessa» è forse già l’eco di una discussione in seno al governo e alla maggioranza. Discussione sulla voglia di farne «una questione più complessa». Una questione di leggi da varare e non solo quelle già invocate che potrebbero vietare le «contestazioni di piazza» dei comizi del leader.

Leggi a tutela di uno Stato minacciato, leggi “eccezionali” per una situazione non solo grave ma già eccezionale. Se è questo che Alfano manda a dire allora vuol dire che gli aggrediti stanno meditando e incubando non solo preoccupazione ma anche rivincita: insomma l’idea di trasformare quel Duomo in miniatura usato come arma in un “predellino” niente meno che per una nuova e diversa Costituzione.

Il governo intanto a pensa da subito a delle misure straordinarie per bloccare i messaggi più “esultanti” del web.

«Avete visto in queste ore i messaggi di violenza su facebook e alcuni social network – ha detto il ministro della Giustizia, Angelino Alfano da Salerno – Io ritengo che l’apologia di reato e l’istigazione a delinquere, anche se sono stati commessi attraverso internet, debbano essere colpiti e sanzionati. Prima di venire qui ho avuto una lunga telefonata con Maroni. Stiamo studiando nuove misure per sanzionare» chi inneggia alla violenza online. «Probabilmente le presenteremo al prossimo Cdm».

A ribadire la mossa dell’Esecutivo contro il web “cattivo” è il ministro dell’Interno, Roberto Maroni: «E’ gravissimo l’eco che questo fatto ha avuto sul web – ha detto – Già ieri sera ho avuto modo di vedere la presenza di messaggi inneggianti a questo atto di violenza. Ho fatto fare un monitoraggio alla polizia postale e subito dopo il fatto su tutti i social newtwork, in particolare Facebook sono nati 300 gruppi inneggianti a Tartaglia. Stiamo valutando e se sarà il caso già nel consiglio dei ministri di giovedì proporrò delle misure che consentano di intervenire per porre fine a questo scempio».

Nel frattempo si moltiplicano le segnalazioni di gruppi sul web che inneggiano a Tartaglia. Come il gruppo “Dieci, cento mille Tartaglia” su cui la Procura sta indagando perchè si sospetta sia un gruppo “fasullo”, ovvero un gruppo a cui è stato cambiato il nome o il gruppo “Berlusconi a morte”. I gruppi hanno tutti la foto del premier con il volto insanguinato e post di elogio al gesto dello squilibrato. Da “pugno a Berlusconi in piazza Duomo!” a “x chi stima quel manifestante che ha tirato un pugno in faccia a Berlusconi”, passando per “Hanno tirato un pugno a Berlusconi..MA QUANTO CI GODO!!!”.  C’è anche chi dà vita a gruppi del tipo “Massimo Tartaglia personaggio dell’anno”, “Santo Subito” o “Io sto dalla parte di Tartaglia” o “Siamo tutti Tartaglia”. O uno degli ultimi, “Onore a Massimo Tartaglia un eroe italiano antiberlusconi”.

Ma sul popolare social network sono nati anche parecchi gruppi di sostegno al Cavaliere: da “In carcere Tartaglia” a “Ergastolo per Tartaglia” fino a “Solidarietà per la vile aggressione”. Il più numeroso è «Sosteniamo Silvio Berlusconi contro i fan di Massimo Tartaglia»: in poche ore avrebbe raccolto oltre 380 mila iscritti. Ma in questo caso si tratta di un falso: un gruppo già esistente, cioè, e al quale è stato cambiato nome (ci sono foto e riferimenti relativi a date precedenti).