L’analisi di Berlusconi: “Non si perde solo per una campagna sbagliata”

Pubblicato il 19 Maggio 2011 - 09:00 OLTRE 6 MESI FA

Silvio Berlusconi

ROMA – L’analisi più lucida sul voto di Milano l’ha offerta ai suoi Silvio Berlusconi. Con la sconfitta della Moratti si sono sentiti dal Pdl parecchi mea culpa: campagna elettorale sbagliata, attacchi personali troppo accesi, poche parole sui problemi della gente, troppi riflettori sul premier e i suoi guai giudiziari. Berlusconi affonda il coltello nella piaga: “La verità è che non si perdono sei punti nel corso di una campagna elettorale, sei punti si perdono in cinque anni di governo”, che è sì un modo di far cadere tutta la responsabilità sul sindaco Moratti, ma vuole anche dire che l’esame di coscienza deve partire da lontano. Anche lui confessa: “Sono stato costretto a parlare come Di Pietro, lo riconosco, ma per il dovere di difendermi: non è bello essere costretti a passare le giornate a Palazzo di Giustizia”.

Il problema, e Berlusconi lo sa, è che data la premessa, recuperare in 15 giorni è impresa titanica se non impossibile. Ora si prova il tutto per il tutto e ieri, mercoledì, il premier ha iniziato una fitta serie di incontri: Alfano, Brambilla, Sacconi, Brunetta; ha visto il responsabile Silvano Moffa, e sentito al telefono Umberto Bossi dopo le sparate del leader leghista del primo pomeriggio. Quel suo “Non affonderemo insieme al Pdl” deve aver reso parecchio concrete le preoccupazioni di Berlusconi. Oggi, giovedì, i due si incontreranno dopo un Consiglio dei ministri, il primo dopo la votazione.

Per non aizzare le tensioni in vista dei ballottaggi a quanto pare il premier ha deciso di annullare ogni discussione parlamentare fino al 30 maggio: rimandato il testamento biologico e ogni altro provvedimento (mercoledì la maggioranza è andata sotto ben 5 volte alla Camera). La rinnovata intesa con il Carroccio dovrebbe passare da alcuni punti concordati: niente favori sulla giustizia e basta decisioni prese senza aver ascoltato Bossi (vedi il caso Libia).

Si parlerà anche del dopo ballottaggio: se il centrodestra perderà Milano e Napoli la resa dei conti potrebbe non essere tenera, con il premier in una posizione decisamente ridimensionata. Ma la “fortuna” di Berlusconi è che anche la Lega ha perso parecchio consenso, il che rende più debole il suo potere contrattuale e fa ridimensionare ogni voce di uscita dal governo in favore di un appoggio esterno. Non a caso non si esclude un nuovo ruolo per il ministro Tremonti, storico “pontiere” Pdl-Lega: per uscire dall’empasse potrebbe anche diventare vicepremier.

Si parla anche di un possibile ritorno di Claudio Scajola: passato un anno dalla vicenda della casa al Colosseo per lui sarebbe possibile un posto di rilievo nel Pdl. Si sa, ad esempio, che Sandro Bondi vorrebbe lasciare il suo posto di coordinatore del partito per andare magari in Mondadori. Bene, Scajola potrebbe quindi prendere il suo posto. Sempre mercoledì il premier ha incontrato anche lui e dalla riunione l’ex ministro sarebbe uscito con in tasca una nuova promessa. Ma per Berlusconi, visto il periodo, il posto per Scajola non sarebbe una priorità.