Berlusconi e la corte di Arcore, ecco “gli uomini del presidente”

MILANO – I riflettori sono stati puntati quasi tutte sulle ragazze: da Ruby a Nicole Minetti, passando per le gemelle Imma ed Eleonora De Vivo, Barbara Faggioli e Marysthell Garcia Polanco, solo per citarne alcune.

Eppure, per quanto in numero ridotto, nelle feste organizzate dal presidente Silvio Berlusconi nella sua residenza di Arcore compaiono anche alcuni uomini. In più ce ne sono altri che, pur senza aver mai partecipato alle cene, hanno contatti diretti con le ragazze, vuoi perché le accompagnano ad Arcore, vuoi perché curano gli interessi privati del premier e si occupano dei generosi regali che Berlusconi, periodicamente, distribuisce ad Olgettine & affini.

Sono gli “uomini del presidente” e, anche se non proiettano i cupi riflessi dei figuri che circondavano quarant’anni fa il presidente americano Richard Nixon alla Casa Bianca, farebbero tutti la loro figuretta in un remake del film “All the President’s men”, naturalmente versione bunga bunga.

Tra gli “uomini del presidente” il nome che merita il top della lista è certamente quello di Emilio Fede. Il giornalista è da sempre (ben prima dalla “discesa in campo” del 1994, almeno da quando iniziò a dirigere il Tg4) un “fedelissimo” di Berlusconi. Sono passati vent’anni ma l’immagine di Fede sorridente che mette le bandierine azzurre sulla penisola la notte del 27 marzo 94, quando Berlusconi divenne per la prima volta capo del governo, è un immagine che molti italiani ricordano.

Il Fede che esce dalle intercettazioni è un personaggio complesso: a volte sembra “protettivo” nei confronti di Berlusconi, soprattutto nei confronti di quelle, tra le frequentatrici delle cene, gli ispirano meno fiducia. Tra tutte le ragazze Fede sembra avere una vera e propria “idiosincrasia” nei confronti della soubrette di Colorado Cafè, Marysthell Garcia Polanco. A Nicole Minetti racconta una storia di droga e la definisce “pericolosissima”, con Lele Mora, invece, si limita a definirla una “brutta persona”.

Ma il Fede “protettivo” e “confidente politico” di Berlusconi (la deputata Maria Rosaria Rossi in una intercettazione gli chiede di andare ad Arcore almeno “lui” ha qualcuno con cui parlare di politica) si dissolve improvvisamente quando entrano in ballo i denari.

Tra le conversazioni più intercettate, infatti, ci sono quelle in cui Fede e un altro degli “uomini del presidente”, Lele Mora, parlano di soldi. In ballo c’è un “prestito” (virgolette dovute al fatto che ipotesi e tempistica della restituzione non compaiono mai) cospicuo che i due vogliono strappare al premier. Il prestito formalmente è per Mora, visto che l’agente è in difficoltà e rischia il crac finanziario. Eppure, quando qualcosa sembra muoversi, Fede dice a Mora qualcosa di inequivocabile: “Uno e due, ottocento a te e quattrocento a me”.

Quando non ci sono di mezzo i soldi, Fede e Mora parlano di ragazze. E qui si arriva all’accusa (non ancora imputazione) nei confronti dei due, di favoreggiamento della prostituzione. Il meccanismo, carte della Procura alla mano, sembra riproporsi con una certa regolarità: Berlusconi sceglie una data e chiama Fede. Il giornalista, subito dopo, si consulta con Mora e insieme si “selezionano” le ragazze da far partecipare alla cena. Non mancano gli inconvenienti, come il 24 agosto, quando nella fretta di trovare un paio di ragazze Fede si ritrova nello studio due russe che definisce “transessuali che non si possono portare in giro”. Finisce con il direttore del Tg4 ad Arcore e le due ragazze, ignare, a mangiare da “Giannino” a spese del giornalista.

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