Berlusconi, cosa può succedere a Silvio? Grazia, pena… le sette strade

di Redazione Blitz
Pubblicato il 16 Agosto 2013 - 06:24 OLTRE 6 MESI FA

4 – Cancellato per 6 anni dalle liste

L’ipotesi del Tar L’incandidabilità di Silvio Berlusconi alle prossime elezioni è uno spettro che agita non poco i vertici del Pdl. La norma in questione è contenuta nell’articolo 13 del decreto attuativo della legge Severino-Patroni Griffi del 2012 (anticorruzione): «L’incandidabilità alla carica di deputato, senatore e membro del Parlamento europeo spettante all’Italia, derivante da sentenza definitiva di condanna…, decorre dalla data del passaggio in giudicato della sentenza stessa e ha effetto per un periodo corrispondente al doppio della durata della pena accessoria dell’interdizione temporanea dai pubblici uffici comminata dal giudice. In ogni caso, l’incandidabilità, anche in assenza della pena accessoria non è inferiore a 6 anni». In altre parole, stando alla lettera della legge, già oggi, se ci fossero elezioni anticipate, il condannato Silvio Berlusconi sarebbe incandidabile. Il divieto è tassativo? Secondo una scuola di pensiero (diffusa nel Pdl), il condannato potrebbe candidarsi e poi essere giudicato ineleggibile dalla giunta del futuro Parlamento. Ma l’articolo 2 della legge anticorruzione sembra sufficientemente chiaro: «L’accertamento della condizione di incandidabilità alle elezioni […] comporta la cancellazione dalla lista dei candidati». Il senatore Nitto Palma (Pdl) ha ipotizzato che contro questa decisione si possa ricorrere al Tar.

5 – Un nuovo giudizio ricalcolerà il bando dai pubblici uffici

La Corte di Cassazione, nel condannare Berlusconi a 4 anni per frode fiscale, ha anche chiesto alla corte di Appello di Milano di ricalcolare la pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici. I giudici milanesi attenderanno il deposito della motivazione della sentenza della Cassazione (ci sono 30 giorni ma la prassi concede fino a 60 giorni, quindi fino al 30 settembre), e poi fisseranno il ruolo per l’udienza che potrebbe svolgersi a gennaio o a febbraio del 2014. Scontato il ricorso in Cassazione della difesa di Berlusconi ma poi, già in primavera del prossimo anno, potrebbe arrivare il verdetto della Suprema Corte anche sulla pena accessoria: se condannato definitivamente, il Cavaliere sarebbe interdetto dai pubblici uffici da 1 a 3 anni. Ma non è ancora chiaro se la pena accessoria si somma o si fonde con gli effetti (incandidabilità/ineleggibilità) della legge Severino. Per l’avvocato Raffaele Della Valle la soluzione risolutiva è quella della commutazione della pena (una sorta di mini grazia concessa dal capo dello Stato) che « spazzerebbe via anche la pena accessoria e gli effetti della legge Severino».

6 – L’affidamento in prova cancella la pena

Dubbi sull’eleggibilità E se davvero Berlusconi accettasse la messa in prova con affidamento ai servizi sociali? In alternativa ai 9 mesi di detenzione domiciliare (frutto dello sconto — 45 giorni ogni 6 mesi — per «buona condotta»), il condannato per frode fiscale potrebbe scegliere di compiere un percorso di rieducazione lavorando presso una cooperativa che si occupa, ad esempio, di recupero dei tossicodipendenti. Questa scelta congela l’esecuzione della pena che, all’esito positivo della messa in prova, verrebbe completamente cancellata. C’è chi sostiene che, allo stesso modo, l’esito positivo della prova elimina anche gli effetti penali della sentenza di condanna: primo tra tutti, quello innescato dalla legge Severino-Patroni Griffi (anticorruzione) che già entro ottobre potrebbe portare il Senato a votare la decadenza di Berlusconi da parlamentare. Lo stesso varrebbe per l’incandidabilità alle prossime elezioni. Ma Valerio Spigarelli, presidente dell’Unione delle camere penali, non è d’accordo: «L’incandidabilità non è un effetto penale né una pena accessoria per cui non può essere cancellata neanche dall’esito positivo di un eventuale affidamento ai servizi sociali».

7 – La pratica sul giudice non modificherà il verdetto definitivo

Lo stato maggiore del Pdl confida che il Consiglio superiore della magistratura quanto meno «tiri le orecchie» al giudice Antonio Esposito. A lui, presidente del collegio della Cassazione chiamato a giudicare Berlusconi, viene contestata un’intervista al Mattino in cui si parla anche della sentenza prima ancora del deposito della motivazione. Ora quella intervista, per iniziativa dei tre consiglieri laici del Csm eletti su indicazione del Pdl, è diventata l’oggetto di una pratica aperta in I commissione, quella che si occupa di trasferimenti d’ufficio per incompatibilità funzionale e ambientale. Fermo restando — come ammesso anche dall’ avvocato di Berlusconi, Franco Coppi — che nessuna decisione del Csm può modificare la sentenza della Cassazione, la I commissione si riunirà il 5 settembre per esaminare il caso Esposito. Parallelamente, la Guardasigilli Cancellieri ha dato mandato agli ispettori ministeriali di verificare se ricorrano gli estremi di un’azione disciplinare contro il presidente Esposito.