Berlusconi-Fini, scontro infinito: dopo la giustizia, anche sul caso Giornale-Marcegaglia

Pubblicato il 8 Ottobre 2010 - 20:59 OLTRE 6 MESI FA

Lo scontro tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini attraversa più settori: dalla giustizia adesso è passato anche sul dossier che riguarda Emma Marcegaglia.

Per quanto riguarda la giustizia, i “temi caldi” sono processo breve, lodo Alfano costituzionale e il disegno di legge sulle intercettazioni: i passaggi parlamentari di questi provvedimenti sarnno un test probante per valutare la stabilità della maggioranza.

In attesa del primo banco di prova, e cioé il prossimo Consiglio dei ministri in cui il Guardasigilli Angelino Alfano porterà il pacchetto di provvedimenti sulla riforma del giustizia, Pdl e Fli si sono divisi anche sulla vicenda che coinvolge Il Giornale e la Marcegaglia, presidente di Confindustria: il quotidiano di Alessandro Sallusti ha fatto sapere che pubblicherà un dossier sul numero uno degli industriali.

Mentre il Pdl si è schierato a difesa del quotidiano, il presidente della Camera ha telefonato alla leader degli industriali per esprimerle solidarietà. Dopo l’intervento telefonico di Berlusconi alla festa del Pdl di Busto Arsizio, è stato Alfano a ripetere che ”sulla giustizia occorre intervenire anche per via costituzionale”. Il ministro della Giustizia ha poi ribadito l’intenzione dell’esecutivo di intervenire sulla durata dei processi: ”Sul testo del processo breve vi è un largo consenso eccetto che sulla norma transitoria ma, di quello discuteremo dopo aver affrontato il tema della riforma costituzionale”.

Ed è proprio sul processo breve che potrebbe consumarsi lo scontro con Futuro e Libertà: ”Non vedremmo con favore leggi che per risolvere una situazione penalizzino i cittadini e puniscano i magistrati”, ha messo in chiaro il presidente della Camera a cui fa eco Adolfo Urso che ha ribadito il no del gruppo all’istituzione di una commissione d’inchiesta sui giudici: ”Si tratta di una proposta che non condividiamo”.

I distinguo restano anche su altro tema “caldo” per la maggioranza: le intercettazioni. Il disegno di legge, accantonato a luglio a causa di veti interni alla maggioranza, torna ad essere una delle priorità del premier. Ma la stretta che il premier vorrebbe imprimere al loro utilizzo trova la contrarietà di Fini: “La lotta alla criminalità organizzata richiede la mobilitazione degli organi d’informazione”.

L’invettiva del Cavaliere contro l’utilizzo delle intercettazioni coincide temporalmente con la bufera che ha coinvolto “Il Giornale” dove il direttore Allessandro Sallusti ed il suo vice Nicola Porro sono finiti sotto indagini in seguito alle accuse della procura di Napoli per presunte minacce, raccolte in un dossier, alla presidente di Confindustria. La vicenda ha avuto come effetto immediato quello di alzare la tensione tra Popolo della Libertà e Fli.

Il Pdl compatto si è schierati a difesa del quotidiano arrivando a supporre che in realtà l’obiettivo sia Berlusconi. Diverso l’atteggiamento degli uomini vicini al presidente della Camera. Gianfranco Fini ha telefonato alla leader di Confindustria per esprimerle la sua solidarietà mentre Enzo Raisi non esita a parlare di ”ennesimo killeraggio” facendo riferimento a quanto fatto dal quotidiano contro ”Fini e l’ex direttore di Avvenire Dino Boffo”.

A dividere finiani e Pdl sono poi le scelte future. Andrea Ronchi, fedelissimi del presidente della Camera ha lanciato Fini come ”il futuro leader del centrodestra. E’ l’opzione migliore e più credibile. Ma non contro Berlusconi ma dopo Berlusconi, nel 2013-2018, nel 2020, o quando volete”.

Una proposta che il Pdl ha rispedito al mittente: ”Il centrodestra un leader ce l’ha già e si chiama Berlusconi, anche se cercano in tutti i modi di farlo fuori”.