Berlusconi guarda al fisco: l’ostacolo si chiama Giulio Tremonti

Pubblicato il 10 Marzo 2011 - 21:01 OLTRE 6 MESI FA

Giulio Tremonti e Silvio Berlusconi

ROMA – Messe in cantiere la riforma della giustizia e quella del federalismo, Silvio Berlusconi pensa al futuro. Non solo ai prossimi mesi di legislatura, ma anche a quelle elezioni politiche con le quali, prima o dopo, dovrà fare i conti. E in quell’occasione il futuro suo e del Pdl dipenderà in gran parte dai traguardi raggiunti. Ma giustizia e federalismo non scaldano i cuori dell’elettorato berlusconiano.

La vera svolta potrà arrivare solo grazie a interventi sul fronte del rilancio economico: la semplificazione prevista con la riforma a cui sta lavorando Giulio Tremonti potrebbe aiutare, ma la vera svolta arriverebbe solo con una riduzione, anche limitata, della pressione fiscale. Ma per farlo, bisognerebbe prima convincere il ministro dell’Economia ad allentare i cordoni della borsa. Ed è  proprio quello che il premier si è impegnato a fare. Di questo delicato tema si è discusso mercoledì  notte, durante il vertice convocato dal Cavaliere con lo stato maggiore del partito.

Convitato di pietra, manco a dirlo, proprio il titolare del Tesoro, sempre più spesso presente solo quando a Grazioli o ad Arcore arrivano i vertici della Lega. A dare il là, racconta chi c’era, è  stato Sandro Bondi che si è lamentato per l’ennesimo taglio ai fondi destinati alla cultura. Lagnanza che ha trovato la solidarietà pressoché unanime dei presenti. Del resto anche Ignazio La Russa, insieme al leghista Roberto Maroni, è impegnato in un braccio di ferro sulle risorse da destinare alle forze dell’ordine. Problemi che coinvolgono anche il partito, visto che pure Fabrizio Cicchitto ha espresso l’esigenza di un maggior dialogo fra il titolare dell’Economia e i gruppi parlamentari del centrodestra.

I presenti giurano che il Cavaliere si è limitato a recepire le lagnanze, senza sbilanciarsi in frasi pro o contro il responsabile di via XX settembre. Ciò non significa che non abbia convenuto con i presenti sulla necessita’ di avviare una sorta di ‘moral suasion’ nei confronti di Tremonti affinché passi dal rigore ad una politica più attenta allo sviluppo. ”Non si può più soltanto tirare la cinghia”, riferisce un dirigente del Pdl presente all’incontro.

”Non si vive di solo federalismo o di giustizia”, gli fa eco un’altro esponente di rilievo del partito, sostenendo che i dividendi elettorali della riforma federale li incasserà il Carroccio, mentre la il ddl varato oggi anziche’ portare voti rischia di sottrarne. Il ragionamento ha spinto i presenti, Berlusconi in testa, a volgere lo sguardo a via XX settembre: ”E’ tempo di sostenere quelle categorie che costituiscono la struttura portante del nostro elettorato: dai i piccoli e medi imprenditori, gli artigiani, passando per le famiglie”, spiega un dirigente di via dell’Umiltà. Ma ciò, aggiunge, si puo’ fare solo con il consenso di Tremonti. Compito affidato, ovviamente, proprio a Berlusconi che si è assunto il difficile incarico di convincere il titolare dell’Economia a mollare almeno un po’ i cordoni della borsa.