Berlusconi, Gasparri, Crosetto: nel Pdl torna forte il mal di pancia

Pubblicato il 27 Dicembre 2011 - 17:09 OLTRE 6 MESI FA

Silvio Berlusconi (LaPresse)

ROMA – Saranno le feste di Natale, oziose e con la pancia piena. Sarà quello spread che non vuole scendere o quel Silvio Berlusconi che nel vuoto politico del giorno di santo Stefano fa molto più rumore. Sta di fatto che nel Pdl il mal di pancia mai sopito dopo le dimissioni di Berlusconi torna a farsi forte. A dargli voce, per ora, sono Guido Crosetto (malpancista della prima ora) e Maurizio Gasparri.

La sensazione, però, è che siano punte di un iceberg di malcontento molto più profondo. Anche perché il fastidio parte dalla testa, da quel Berlusconi che ogni volta che parla fa capire che i voti del Pdl, per ora ci sono, ma non appena la situazione sarà un po’ più favorevole non ci saranno più.

Silvio Berlusconi il suo ce l’ha messo il giorno di Santo Stefano. Parlando al telefono con Don Pierino Gelmini ha raccontato di un Pdl in grande risalita nei sondaggi (non risulta da quelli pubblici, ma forse l’ex premier è in anticipo sui tempi), si è candidato come uomo del futuro e, soprattutto, non ha risparmiato qualche stoccata al premier del governo che pure formalmente appoggia.

L’oggetto del malcontento è sempre lo stesso, quella manovra divenuta oramai legge che fa venire più di qualche mal di pancia a buona parte del Pdl e che Berlusconi, ancora una volta, ha raccontato come manovra di tasse mentre lui, “di tasse nuove non ne aveva messe”. L’ex presidente del Consiglio omette, forse volutamente, le ultime stangate decise dall’ex ministro dell’Economia Giulio Tremonti.

Ma non è neppure questo il punto. Il punto è l’insieme: la manovra che non va mica tanto bene, la candidatura per il futuro e i sondaggi favolosi fanno pensare a un Berlusconi che pensa alla spallata a Monti in tempi non lontani per tornare alle urne appena le contestazioni sotto palazzo del Quirinale saranno agli occhi degli italiani un’immagine appena meno nitida.

Non a caso, ad ascoltare Berlusconi al telefono da Don Gelmini, c’era anche una parte di quel Pdl con il mal di pancia, a cominciare da Maurizio Gasparri. Quest’ultimo, digerita la manovra, punta sull’attacco preventivo, su quelle liberalizzazioni che dovrebbero far parte della fase due del governo Monti. “In materia di liberalizzazioni – avverte Gasparri – il Pdl è pronto a fare la sua parte, ma si tratta di affrontare i problemi veri, non di perseguitare alcune categorie”. “Non siamo disponibili a colpi di mano unilaterali che accentuerebbero le tensioni sociali e non faciliterebbero la vita del governo”, spiega ancora il capogruppo Pdl denunciando poi “l’iperattivismo” di alcuni esponenti dell’esecutivo che “potrebbe causare tensioni con conseguenze dannose e sconsigliabili”.

Un altro nel Pdl con il mal di pancia forte, e non da oggi, è Guido Crosetto. Già “arrabbiato” ai tempi dell’austerity targata Giulio Tremonti, Crosetto è uno di quelli del Pdl che la manovra hanno ottenuto il permesso di non votarla. E da quel momento non perde un’occasione per tirare stilettate al governo dei tecnici-professori:  ”Il danno che possono fare al Paese intellettuali, burocrati, tecnici vari e professori, che non conoscono minimamente la realta’ sociale ed economica dell’Italia, che non hanno mai visto un’impresa artigiana o una cascina che non fosse trasformata in agriturismo a cinque quelle, che non sanno cos’e’ una ricevuta bancaria, un insoluto, che non hanno mai discusso con un fornitore, un cliente, un direttore di banca o non hanno mai incrociato un funzionario Asl, Arpa, Inps, dell’Ispettorato del Lavoro, di Equitalia e’ incalcolabile e inimmaginabile”.

”Chi pensa che l’Italia – ha spiegato Crosetto – possa trasformarsi in un mese nella Germania attraverso ricette standard e teoriche consigliate da svedesi, finlandesi o funzionari Bce, rischia lo stesso risultato di un intervento chirurgico giusto e perfetto su un paziente debilitato”.

A difesa di Monti, in trincea, resta il leader dell’Udc Pierferdinando Casini, che parla di “politica surreale” e di “esigenze dei partiti legittime  ma secondarie”. Da solo, però, non basta. Soprattutto se alla fine, nel Pdl, dovesse vincere la linea del mal di pancia.