Rubygate: il Pdl vuole il conflitto di attribuzioni sulla competenza, la Consulta lo frena

Ruby Rubacuori

ROMA -Il Pdl vorrebbe chiedere il conflitto di attribuzioni per la competenza sul processo “Ruby-gate”. Il retroscena, raccontato da diversi quotidiani tra cui Repubblica, sarebbe stato anticipato dalle parole di Piero Longo, avvocato di Silvio Berlusconi nell’inchiesta: secondo il legale, il Tribunale di Milano non è competente a giudicare sul “caso Ruby”.

Negli ambienti vicini alla maggioranza, si vocifera che la questione sul conflitto di attribuzioni potrebbe essere sollevata alla Camera o al governo. Intanto, il Pdl potrebbe presentare lunedì 18 febbraio, in Giunta per le autorizzazioni, una iniziativa in tal senso nella quale si ribadirebbe l’incompetenza del tribunale di Milano. E puntare così su una sorta di braccio di ferro con l’Ufficio di presidenza di Montecitorio (passaggio obbligato per qualsiasi richiesta) dove il centrodestra è, almeno sulla carta, in minoranza.

L’obiettivo sarebbe di metterlo in competizione proprio con la Giunta dove Pdl e Lega invece avrebbero i numeri sufficienti per far passare la richiesta di conflitto: un via libera del quale non potrebbe non tener conto l’organismo presieduto dal presidente della Camera.

Ma la Corte Costituzionale sembra voler mettere le mani avanti osservando, attraverso un suo autorevole esponente, che sulle questioni di giurisdizione possa decidere solo ed esclusivamente la Corte di Cassazione. Lo prevede l’articolo 37 della legge 87 del 1953: una norma piuttosto chiara nella quale, a proposito delle competenze della Consulta, dice che per le questioni di giurisdizione ”restano ferme le norme vigenti”. Il che significa che è solo il codice di procedura penale a disciplinarle.

La Corte Costituzionale, si rammenta, potrà intervenire nel caso in cui ci siano due istituzioni che rivendichino ognuna per sé lo stesso potere-prerogativa. Ma il caso Ruby, si osserva, è un po’ diverso. Qui c’è la Camera che si è espressa per l’incompetenza del Tribunale di Milano, senza che poi quest’ultimo, ad esempio, abbia indicato a sua volta il Tribunale dei ministri come ufficio competente. Fino a che insomma, non si ravviseranno due “litiganti” non ci sarà alcun conflitto da sollevare. A meno che per “litigante” non passi la Camera che, prima con la Giunta per le Autorizzazioni e poi con l’Aula, aveva indicato competente il Tribunale dei ministri.

La soluzione prospettata da alcuni esponenti del Pdl di sollevare comunque il conflitto alla Camera sembra poi una strada in salita anche perché, nell’ufficio di presidenza di Montecitorio che deve valutare se accogliere o meno la richiesta per sollevare il conflitto di attribuzione, il centrodestra non ha la maggioranza.

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