“Bersani resta”: la richiesta dei vertici del Pd

ROMA – L’annuncio delle dimissioni, poi il pianto al momento dell’elezione di Giorgio Napolitano. Sono i due gesti che scrivono la parola fine sulla leadership di Pier Luigi Bersani, il segretario che non ha vinto le elezioni, non ha formato il governo e non ha eletto il presidente della Repubblica che voleva. Eppure nel Pd c’è chi già lo rimpiange o meglio chi vuole che Bersani resta in sella. Almeno per un po’.

Secondo Maria Teresa Meli, infatti, nell’apparato dirigente del Pd c’è chi ha chiesto a Bersani di restare, o almeno di congelare le dimissioni fino a congresso avvenuto. Chi? Dario Franceschini, Beppe Fioroni e Guglielmo Epifani, per esempio. Loro al segretario hanno chiesto di fare da traghettatore fino al Congresso che sarà.

La paura, scrive Meli sul Corriere è quella di un “game over” per tutti. E poi c’è Matteo Renzi, uno cui una buona parte del gruppo dirigente non vuole assolutamente consegnare il Partito.

Renzi, intanto, per ora sembra disposto ad aspettare, ma fino a un certo punto. Scrive Meli:

Nel frattempo Renzi aspetta di capire se gli conviene tentare la sfida congressuale o se, piuttosto, deve tenersi lontano dalle beghe del partito e pensare solo alla candidatura a premier del centrosinistra. In questo caso potrebbe essere l’attuale presidente dell’Anci Graziano Delrio a guidare il partito.

Ma ciò non vuol dire che il sindaco si defilerà: «Matteo, sei l’ultima carta che abbiamo», gli ha detto Dario Franceschini. E la pensano nello stesso modo anche Veltroni, D’Alema e i Giovani turchi che puntano su di lui per il ricambio generazionale del gruppo dirigente. Il partito comunque regge. A fatica ma regge.

Nel frattempo l’altro rischio per il Pd è quello di un mini esodo verso Sel. Tutto con la benedizione di Fabrizio Barca. Scissione invece no: con Renzi più o meno tutti hanno capito di dover fare i conti.

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