Sulla carta Berlusconi è cotto. I “vattene” sono a quota 317

Pubblicato il 3 Dicembre 2010 - 17:46 OLTRE 6 MESI FA

Quota 317 raggiunta, sulla carta. Da quota 317 Berlusconi rotola giù, il suo governo va in minoranza, finisce e lui non torna più a Palazzo Chigi, anche se si fa un altro governo, almeno per questa legislatura. E’ la “Collina 317” quella dove Berlusconi perde l’incarico e il potere. Se a quota 317 gli altri ci arrivano davvero. I numeri sulla carta dicono di sì, che è fatta. Ottantacinque sono quelli che hanno firmato la mozione di sfuducia al premier presentata per conto di Fini, Casini e Rutelli. Ottantacinque più i deputati dell’opposizione fa appunto 317. Chi ha firmato contro dovrebbe quindi votare contro nella seduta del 14 dicembre, chi è parlamentare dell’opposizione dovrebbe esserci e votare contro. Se qualcuno non si pente, non si sfila, non si dà malato, allora Berlusconi e il suo governo vanno sotto.

E, se succede, poi che succede? Succede che Berlusconi perde ma non  si arrende. Fosse costretto a dimettersi, cercherà subito elezioni anticipate. Può vincerle, anche se i sondaggi pre campagna elettorale dicono che a vincerle proprio non ce la farà. C’è nei sondaggi un “blocco” del 40 per cento abbondante: è la somma di chi è pronto a votare per Berlusconi, Bossi e Storace alleati. Poi c’è un trenta 35/37 per cento che è la somma di chi dichiara che voterà un’alleanza Bersani, Di Pietro, Vendola. E un terzo “blocco” di circa il 15 per cento di voti “pronti” per Fini, Casini, Rutelli, Lombardo. Se i sondaggi fossero elezioni vere, maggioranza per Berlusconi e alleati alla Camera, minoranza per Berlusconi e alleati al Senato. Ma i sondaggi non sono elezioni. Già nei sondaggi c’è un 20 per cento che si dichiara indeciso. Non è detto che si distribuisca, si spalmi secondo i “blocchi” precedenti. C’è di mezzo la campagna elettorale che sposta e sposta tanto. C’è la comprovata capacità di recupero di consensi da parte di Berlusconi. Ma c’è anche il logorio del Pdl, la sensazione di un governo che non governa e il “convitato di pietra” di una possibile crisi finanziaria.

Comunque che vada a finire ad elezioni lo vogliono con nettezza oggi solo Berlusconi e Bossi. Gli altri, tutti gli altri, vogliono altro: un altro governo. Su quale debba essere l’altro governo quelli che compongono i 317 No a Berlusconi tanto da’accordo non sono. Fini vuole essere identificato non con il “terzo polo” ma con una “destra altra e migliore” dall’asse Pdl-Lega. Quindi Fini vuole un altro governo conm evidenti sembianze di destra. Casini aggiungerebbe: di centro destra. Ma Pd, Idv e Sel vorrebbero un altro governo “altro” dalla destra. Qualcosa che sia un governo di “emergenza”, insomma “nazionale” in cui stare e non stare. Su una sola cosa sono tutti d’accordo: qualunque altro governo possa venire non sarà Berlusconi il premier. E’ la loro forza e la loro debolezza.

Si può fare questo governo altro? Sulla carta sì. Ma è altra “carta” da quella su cui sono scritti i numeri della sfiducia a Berlusconi. Questa è carta che quasi “canta”, ameno che qualcuno o qualcosa non cambi all’ultimo momednto tutto il mazzo di carte e la partita. Quella dell’altro governo senza passare dalle elezioni è invece “carta velina”, esile che può stracciarsi alla minima tensione e torsione. Insomma, se volete scommettere, con qualche rischio, Berlusconi che se ne va sconfitto il 14 dicembre è una “buona” puntata. Ma Berlusconi che torna a primavera non è un azzardo. Farà, farebbe di tutto, l’immaginabile e l’inimmaginabile, per tornare. Per ora fa finta di non vedere i numeri che dicono: quota 317. O addirittura pensa, non si sa come, di poterli ignorare.