Caso Marrazzo: la deposizione dal Gip. La notte del ricatto

Pubblicato il 26 Ottobre 2009 - 19:18 OLTRE 6 MESI FA

marrazzoMarrazzo il 21 ottobre 2009 è stato ascoltato dal gip di Roma e ha fornito un resoconto dettagliato della notte in cui è iniziato il ricatto ai suoi danni da parte dei quattro carabinieri arrestati. Di seguito stralci significativi del referto compilato dal giudice.

La notte incriminata: «Tra il 1 e il 4 luglio 2009 Marrazzo si recava in un appartamento per avere un incontro sessuale a pagamento con una certa Natalie. Qui, dopo essersi parzialmente spogliato, deponeva tremila euro parte della somma concordata, pari a 5000 mila euro su un tavolinetto, conservando la rimanente parte e i suoi documenti all’interno del portafogli».

Quindi il passaggio dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del Tribunale di Roma, Sante Spinaci, nei confronti dei quattro carabinieri autori del ricatto: «Mentre si accingevano a consumare il rapporto sessuale concordato si presentavano alla porta d’ingresso due uomini qualificandosi come carabinieri (identificati poi come Simeoni e Tagliente) ed entrando nell’appartamento assumevano un atteggiamento estremamente arrogante, tanto da incutere soggezione e paura, si facevano consegnare da Marrazzo che avevano riconosciuto come presidente della Regione il portafogli con i documenti tenendo in un locale separato Natalie e si recavano in un’altra stanza».

Il mistero dei soldi:  «Al loro ritorno – si legge ancora nell’ordinanza di otto pagine – uno dei due gli chiedeva di consegnare loro molti soldi e di andarli a prendere, facendogli capire che altrimenti vi sarebbero state rappresaglie o comunque conseguenze negative, accettando poi che Marrazzo consegnasse loro tre assegni dell’importo uno di diecimila euro e due di cinquemila euro ciascuno. I due prima di andare via lasciavano un numero di cellulare al quale Marrazzo doveva chiamarli per la consegna di altro denaro, facendosi dare da Marrazzo un numero telefonico per ricontattarlo».  Il gip scrive che «esaminando il portafogli, Marrazzo si accorgeva che dallo stesso mancava la somma di duemila euro e che non era presente quella di tremila euro appoggiata sul tavolino, circostanza della quale Natalie (il trans) si mostrava contrariata. Qualche giorno dopo al numero telefonico della Regione che Marrazzo aveva lasciato ai due giungeva una telefonata ricevuta dalla segretaria che gli riferiva che l’interlocutore che voleva parlargli si era qualificato come carabiniere. Marrazzo aveva dato incarico al suo segretario di presentare per suo conto una denuncia di smarrimento degli assegni e da allora non era più stato contattato».

Il mistero della cocaina. «Marrazzo visionava il video specificando di aver notato la polvere bianca non nel momento in cui era entrato nell’appartamento ma solo durante la permanenza dei due carabinieri nello stesso, ricollegando la presenza della polvere all’attività degli stessi carabinieri che avevano ripreso il suo documento accanto alla polvere -che non c’era più quando era uscito dall’appartamento- e al fatto che i due avevano altresì ripreso l’autovettura con la quale era giunto sul posto; infine riconosceva sia pure non con assoluta certezza nella foto del Simeone e del Tagliente i due uomini in questione».