Congresso Lega a Milano, Salvini col presepe in mano: “E’ un battesimo”. Standing ovation per Bossi che gli toglie il simbolo

di redazione Blitz
Pubblicato il 21 Dicembre 2019 - 12:25 OLTRE 6 MESI FA
Congresso Lega a Milano, Salvini col presepe in mano: "E' un battesimo". Standing ovation per Bossi che gli toglie il simbolo

Salvini arriva al congresso della Lega col presepe in mano (Foto Ansa)

MILANO – E’ arrivato con un presepe in mano Matteo Salvini all’Hotel Da Vinci di Milano, dove si è aperto il congresso straordinario della Lega per la modifica dello statuto del partito. Gliel’hanno donato gli artigiani campani, ha detto, benedicendo l’assise: “Questo è il battesimo di un movimento che ha l’ambizione di rilanciare l’Italia nel mondo, la crescita economica, la libertà, il diritto alla vita e il diritto alla sicurezza”.

“Quando ho iniziato questo percorso sei anni fa – ha aggiunto – con la Lega al 3% non avrei mai immaginato di avere l’onore e la fortuna di rappresentare il primo partito del Paese e una speranza per tutti gli italiani”.

Il primo a prendere la parola per i saluti introduttivi è stato il numero due Giancarlo Giorgetti. Applausi e standing ovation per Umberto Bossi arrivato a sorpresa in sedia a rotelle. Intervenendo dal palco il fondatore della Lega ci ha tenuto a precisare che “oggi non si chiude nessun partito. I giornalisti mi hanno chiesto se oggi è il funerale della Lega. Col cazzo il funerale, non c’è nessun funerale alle porte”. 

Bossi dà la sua benedizione alla trasformazione del partito, ma precisa che sono i “vecchi leghisti” a concedere e non Salvini a imporre: “Oggi arriva solo il doppio tesseramento, lo possiamo concedere a Salvini. Siamo noi che concediamo non è lui che ci impone. Salvini non può imporci un cazzo lo diciamo con franchezza. Le cose imposte non funzionano”. E aggiunge che “la Lega non è un partito qualsiasi”, ma “una forza identitaria”. “Se Salvini vuole avere il simbolo della Lega nel partito che sta facendo, deve raccogliere le firme”. Il simbolo della Lega Nord, il guerriero Alberto da Giussano, è patrimonio del consiglio federale del movimento e non di Lega Salvini premier che però l’ha utilizzato alla scorse europee.

Quindi, invita a non sottovalutare le Sardine, che manifestano intanto fuori dall’hotel: “Sono una operazione intelligente, rappresentano la spunta sociale contro il Palazzo. All’inizio lo abbiamo fatto anche noi della Lega. Non diventeranno un partito, il partito c’è già e si chiama Pd”.

Il congresso federale ha poi approvato il nuovo statuto della Lega per alzata di mano e “all’unanimità”. “Non sono state proposte modifiche allo statuto oltre a quelle proposte dalla commissione”, ha annunciato poco prima il presidente dell’assise Giancarlo Giorgetti.

Rispetto al testo precedente (che risale al 2015), le principali modifiche riguardano il ruolo di Bossi e la possibilità, scritta nero su bianco, che il consiglio federale conceda il simbolo ad altri movimenti politici. Il senatur rimane presidente a vita del Movimento che fece nascere (federando tutti i soggetti politici autonomisti 28 anni fa). Bossi resta “garante dell’unità della Lega Nord”, ma gli viene tolta la possibilità di “assumere i poteri e le competenze del consiglio federale” in caso di dimissioni del segretario e di “convocare entro 120 il congresso straordinario degli organi elettivi”.

In caso di dimissioni del segretario, viene quindi introdotta una nuova figura, quella del “commissario federale con pieni poteri” che gestisce la transizione verso il congresso. Altra funzione che viene tolta alla presidenza federale, e quindi a Bossi, è quella di rappresentare l’ultima istanza cui possono fare “ricorso in appello” i padri fondatori che vogliano contestare eventuali provvedimenti disciplinati. Il presidente rimane comunque un componente del comitato disciplinare e di garanzia, organo cui spettano le deliberazioni in questi casi.

Dallo statuto scompare tutta la parte relativa alle sezioni provinciali, che dovrebbero passare al nuovo soggetto nazionale Lega Salvini premier fondato nel 2017, mentre un’altra modifica riguarda la scadenza degli organi elettivi: il segretario e il consiglio federale non saranno in carica più solo tre anni, come introdotto da Roberto Maroni, nel 2012, ma cinque.

Viene poi messa nero su bianco la possibilità – già realizzata, peraltro, alle scorse Europee con Lega Salvini premier – che il consiglio federale conceda “l’utilizzo, anche per fini elettorali” del simbolo “ad altri Movimenti politici, le cui affinità con gli obiettivi di Lega Nord sono rimesse alla valutazione” del massimo organo esecutivo del partito. La struttura del vecchio Carroccio ne esce poi dimagrita: scompaiono, tra gli altri organismi, la segreteria politica (una sorta di doppione del consiglio federale, usato, in passato, sostanzialmente soltanto da Maroni), e il responsabile federale organizzativo.

Rimane, invece, la parte in cui si afferma che la “Lega Nord tutela le minoranze, ove presenti, e, a tal fine, garantisce la presenza con diritto di parola e di voto in seno al consiglio federale al candidato alla carica di segretario federale che risulti il primo dei non eletti” (resta anche la parte in cui, in seguito a due assenze, anche non consecutive, in consiglio, si perde questo diritto).

Curiosa la IV postilla alle disposizioni finali, in cui si delibera che “fino allo svolgimento del successivo congresso federale, il segretario federale, su conforme delibera del consiglio federale, ha il potere di modificare la sede della Lega Nord”.

Fonte: Ansa, Agi