Coronavirus: Mattarella parli al paese, dia la rotta e spieghi molto dipende da noi

di Lucio Fero
Pubblicato il 5 Marzo 2020 - 09:33 OLTRE 6 MESI FA
Coronavirus: Sergio Mattarella parli al paese, dia la rotta e spieghi molto dipende da noi

Coronavirus: Mattarella parli al paese, dia la rotta e spieghi molto dipende da noi (nella foto d’archivio Ansa, Sergio Mattarella)

ROMA – Coronavirus, è l’ora che Mattarella parli al paese. Di Mattarella la gente dichiara in ogni sondaggio di fidarsi. Ben più di quanto si fida di chiunque altro e la Presidenza della Repubblica è di fatto l’ultima istituzione repubblicana dotata di una qualche autorevolezza riconosciuta. Non così il governo (qualunque governo), tanto meno il Parlamento. Tutte le istituzioni vanno a rimorchio, seguono e non guidano: il meglio per l’eterna campagna elettorale, il peggio per le situazioni di emergenza come il coronavirus. Perfino le istituzioni scientifiche e sanitarie suscitano scetticismo in parte non piccola della popolazione.

E’ tempo dunque di mettere a frutto, di usare, di spendere questo capitale di credibilità che solo la Presidenza della Repubblica conserva. Quindi Mattarella parli al paese e dia informazioni chiare e nette sul coronavirus e dia la rotta dei comportamenti pubblici e privati. Non perché non si sappia quel che c’è da sapere, ma perché quel che si sa viene da fonti incerte, oscillanti e arriva ad un  paese bambino nella sua ingenuità e incanutito nella sua ottusità. Un discorso pubblico di Mattarella al paese darebbe punti fermi, proprio perché tracciati dalla Presidenza della Repubblica.

Mattarella parli al paese, Mattarella e non Conte, anzi non Rocco Casalino. Conte presidente del Consiglio si è speso su Facebook: appassionato intervento di autodifesa incentrato sul vaporoso concetto di “trasparenza primo vaccino”. Concetto vaporoso e ingannevole dietro il quale c’è un metodo, quello seguito: aprire tavoli, consultare tutti, non fare nulla senza consenso preventivo, insomma mettere le mani avanti in caso di eventuale caduta. E’ la cifra di governo dell’avvocato Conte e la cifra di governo di M5S: il governo portavoce, il capo del governo cartografo dei fondali ma non timoniere e neanche nostromo o comandante. In tempo di coronavirus non va. In tempo di guerra non ci si consulta aprendo tavoli tipo: attacchiamo con aerei o anche navi, che ne dice la difesa regionale e che ne pensano i controllori di volo? In tempo di guerra chi governa rischia le sue decisioni. E non ci sono in tempo di coronavirus decisioni che portino vantaggio a chi le prende, quasi sempre sono decisioni che scontentano. La vita pubblica italiana da decenni è incapace di decisioni che scontentino, Conte è l’espressione massima e finale e per nulla solitaria di questa cultura. Di suo vi aggiunge l’accortezza e la sinuosità dell’avvocato di professione.

Mattarella parli al paese, Mattarella e non Rocco Casalino. Ieri in molti hanno dato il peggio di se stessi, sistema della comunicazione compreso. E’ accaduto che qualcuno di molto importante (forse proprio il responsabile della comunicazione di Palazzo Chigi?) ha fornito via smartphone a molti giornalisti l’anticipazione che le scuole sarebbero state chiuse in tutta Italia. L’intero sistema della comunicazione, incapace e indolente, non ha saputo e voluto distinguere la diversa natura sociale tra una indiscrezione e un atto ufficiale. Così universale è diventato il titolo “Scuole chiuse” prima di qualunque comunicato ufficiale del governo. In questo caso non è agilità e abilità giofrnalistica, non è mezzo scoop, è piena irresponsabilità. Non si comunica al paese che le scuole saranno chiuse prima che questa sia notizie ufficiale, in questo caso la forma è sostanza. L’indiscrezione, sia pur fondata, che l’Italia sarebbe entrata in guerra contro l’Austria un giorno di maggio del 1915 fatta diventare titolo: “Italia dichiara guerra all’Austria” stampato e pubblicato il giorno prima. Ecco cosa ha fatto, a sua totale inconsapevolezza, il sistema della comunicazione tutto.

Mattarella parli al paese e non Rocco Casalino che presiede sull’epidemia coronavirus una comunicazione ad alta intensità di esibizionismo e ad alta frequenza di umoralità. Comunicazione che arriva ad un paese bambino nella sua ingenuità. Bambino non tanto e non solo perché c’è chi si fa vendere gli integratori alimentari anti coronavirus…Paese bambino perché per sua fortuna abituato a non essere colpito mai da tanto tempo da una calamità sanitaria. Quindi che coronavirus sia una cosa seria non riesce a metabolizzarlo. Paese, cultura, sentir comune che sempre accoppia alla morte l’aggettivo assurda. In realtà è assurdo questo accoppiamento, la morte non è assurda, è la cosa più ovvia che c’è. Ma morte e malattia la nostra società le ha espunte entrambe dalla normalità. E quindi, se arriva un virus sconosciuto che ammala, il paese bambino chiede, anzi esige che finisca più o meno subito. “Coronavirus, non se ne può più…Ma quanto ci mettono per un vaccino…”.

Paese bambino che orecchia e non sente davvero: senti dire che gli anziani non possono uscire di casa, si confonde un consiglio sanitario con una prescrizione di legge. Oppure orecchia e fa orecchie da mercante perché è anche un  paese di incanutita ottusità: vogliamo fare il conto di quante palestre e piscine e centri sportivi davvero da stamane si doteranno di apparecchi e luoghi per lavarsi le mani all’entrata e all’uscita e garantiranno la distanza di un metro e mezzo tra chi va in palestra o in piscina o al campo di calcetto o tennis? Vogliamo fare il conto di quanto diranno: c’è la legge, ma non per me? Vogliamo fare il conto di quante discoteche rispetteranno le misure di prevenzione e quanti bar davvero eviteranno il bancone gomito a gomito?

Coronavirus, il contagio, la durata e l’ampiezza dell’epidemia dipendono molto anche dal comportamento quotidiano di ciascuno di noi. Che non può e non deve restare esattamente lo stesso di prima, perché non è vero che in fondo non sta succedendo niente. Comportamento quotidiano di ciascuno di noi che deve cambiare, virare non sulla rotta della paura ma su quella della prudenza sì. L’unico che può dirlo al paese sperando di essere preso sul serio è Mattarella. E’ ora che parli agli italiani.