Coronavirus. Test rapidi per sapere chi è immune, senza sapere se e quale immunità c’è

di Lucio Fero
Pubblicato il 3 Aprile 2020 - 10:09 OLTRE 6 MESI FA
Coronavirus e vaccini. Test rapidi per sapere chi è immune, senza sapere se e quale immunità c'è

Coronavirus. Test rapidi per sapere chi è immune, senza sapere se e quale immunità c’è (Foto d’archivio Ansa)

ROMA – Coronavirus. Test rapidi per sapere chi è immune è il titolo (centrato sull’umore del giorno) del Sole 24 Ore ed è soprattutto il test rapido per l’immunità la moda del giorno. Il test per sapere se si è immuni ha preso il posto dei tamponi. Fino a ieri tutti orfani e innamorati del tampone per tutti, oggi va alla grande il test sierologico, sempre per tutti ovviamente.

Test rapidi per sapere chi è immune, la cosa piace soprattutto alle Regioni che spingono per farli. Non c’assessore alla Sanità di uno dei venti Stati che si sentono autonomi (le Regioni) che non si senta un ministro della Sanità. Infatti il test cui lavora, soprattutto aspira, la Regione Veneto è diverso da quello in sperimentazione ansiosa e speranzosa alla Regione Lazio…

E c’è da esser sicuri che statisti come Emiliano della Puglia o il governatore della Sicilia non saranno da meno: ognuno studia, prepara e magari già domani somministra e somministrerà il suo test alle sue genti.

Ma, frenesia vanitosa dei governanti locali a parte, perché tanti e diversi test? Perché, semplicemente, non si sa ancora se funzionano e quanto funzionano per trovare gli immuni. Anzi, non si sa ancora se e in quale misura e in quale forma esiste quel che si va cercando: l’immunità.

Un organismo umano, anzi un sistema immunitario, quando entra in contatto con un virus sviluppa anticorpi. Nella generalità dei casi questi anticorpi una volta sviluppati restano nella memoria immunitaria e quindi, se c’è nuovo contatto con il virus, la risposta immunitaria è pronta ed efficace e il virus viene sconfitto. E’ l’immunità, è il principio e il funzionamento dei vaccini.

Quindi se oggi per via di test si vanno a cercare quelli che hanno avuto coronavirus ma praticamente neanche se ne sono accorti o l’anno vissuto come piccola o grande influenza, si dovrebbero trovare gli immuni, meglio dire gli immunizzati.

Trovandoli, si trova la mappa e l’elenco di quelli che possono uscire subito dal tutti a casa e soprattutto uscire dal tutte le fabbriche e aziende chiuse.

Bello, bello tutto…peccato che non si sappia se e quanta immunità lascia coronavirus. L’infezione immunizza chi al contrae e poi guarisce? Di certo in certa misura sì. Ma qual è la misura? Un esempio, sperando non sia calzante al coronavirus: il raffreddore lo si prende più e più volte nella vita.

L’epidemia da coronavirus è troppo giovane per poter stimare se ci sono ricadute all’interno di una sola infezione (accade nell’influenza) o se sono possibile infezioni plurime e distanziate nel tempo.

Insomma i test rapidi per trovare gli immunizzati sono ad oggi più una parola d’ordine politico-mediatica che uno strumento scientifico-medico.

La stessa sorte che era stata dei tamponi. Ceto politico e informazione a gridare ed esigere tamponi per tutti. Omettendo il doveroso: tutti chi? Tampone per tutti i medici, poliziotti, autisti, lavoratori nei supermercati, infermieri…e tampone per tutti i familiari dei contagiati sì, questa è medicina. Tampone per tutti gli italiani è sceneggiata teatrale, non si sa quanto ignorante e quanto incosciente.

La stessa sorte della mascherine: nessuno a dire quel che serve e cioè che la mascherina professionale va data alla stessa gente cui va dato il tampone, per gli altri la mascherina chirurgica è quel che serve e basta (alla signora che indossa a passeggio la mascherina professionale di cui gli infermieri scarseggiano andrebbe sequestrata…).

La stessa sorte dei farmaci stendi coronavirus: ogni Regione, anzi Comune a consigliare il suo. E nessuno che avesse l’umiltà di studiare un po’ e quindi di apprendere che i farmaci non si adattano alle malattie. Magari puoi sperimentare e intuire che quella molecola, da cui poi farai altro farmaco, questo sì specifico per coronavirus.

Ma nessuno che dica chiaro che anti malarico o anti artritico  o anti virale anti Aids mai e poi mai sarà questo stesso farmaco l’anti coronavirus.

La stessa sorte dei 600 euro alle partite Iva e del sito Inps. Che c’entra? C’entra perché in questa dei 600 euro e in quelle che verranno si è vista e si vedrà l’ignorare da parte della classe politica della politica. Seicento euro accreditati direttamente sul conto corrente di ciascuna partita Iva (Agenzia Entrate dispone dei dati) facevano speranza, consenso, sensazione di protezione in atto. Seicento euro, sempre gli stessi, da avere previa domanda e fila fanno stanchezza, insicurezza, malanimo. La politica non sa cosa è la politica.

E forte è la sensazione che tutta la macchina amministrativa non sia letteralmente in grado di essere macchina amministrativa, ad esempio: ormai è un mese, perché non c’è produzione, distribuzione e mercato regolato delle mascherine?

Corrono, volano frasi senza contenuto di cui ci si innamora: via la burocrazia! Cioè? Non chiedete mai un cioè. Tamponi, si cerchino i contagiati sommersi! No, contrordine: test, si cerchino gli immuni! Il capo dell’Inps si è inventato gli hacker. Ogni semi autorità ogni giorno lamenta: io ho avuto meno di quell’altro.

Sommando i lamenti resta ignoto, anzi inesistente chi ha avuto di più. Governatori di Regione (Fontana in testa) che si comportano e si compiacciono di comportarsi come capi di governo di paesi colonie di un Impero cattivo. Una recita quotidianità di lombardità  unica bontà, una recita fuori luogo e dai tratti avvilenti. Ma non è che dalla Sicilia Musumeci faccia diversamente, anche qui lamento e presunzione. E così, più o meno, ogni Regione, ogni Comune, perfino ogni Municipio dentro ogni Comune.

L’Italia: una scolaresca canuta intenta al costante indicare che è colpa di quello all’altro banco e a lamentare che quello all’altro banco aveva più formaggino nel panino. E pronta ad affrettarsi e affollarsi al suono di campanelle immaginarie che segnalino una fine della lezione, una fine che non c’è.

Troppa gente in giro nel tutti a casa all’italiana, troppe chiacchiere nei Palazzi e anche palazzine dei molto poco forti poteri, troppa superficialità nel dire e troppa pigra disinvoltura nel voler sapere…Un pessimo, incolto ceto politico, una inefficiente struttura amministrativa, un sistema di micro poteri ciascuno costruito per bloccare l’altro, una società largamente incivile: questo avevamo ed eravamo prima.

Non c’è alcun ragionevole motivo per cui questo e ancora questo non si abbia e non si sia al tempo del coronavirus. Come eravamo così siamo, coronavirus non ci guarisce certo.