Di Maio ultimatum a Salvini, ma leader Lega non molla Berlusconi. Oggi nuovo giro di consultazioni

di redazione Blitz
Pubblicato il 19 Aprile 2018 - 00:38 OLTRE 6 MESI FA
Di Maio ultimatum a Salvini, ma leader Lega non molla Berlusconi

Di Maio ultimatum a Salvini, ma leader Lega non molla Berlusconi (foto Ansa)

ROMA – E’ muro contro muro tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Tanto che le consultazioni svolte da Elisabetta Casellati non risolvono l’impasse e servirà un secondo giro che comincerà oggi, giovedì 19 aprile. Ma, al momento, le chance che un esecutivo dei due ‘vincitori’ delle elezioni possa vedere la luce a breve sono al minimo storico.

Il leader pentastellato rivolge un ultimatum al segretario della Lega: decida che fare entro questa settimana. Ovvero, se vuole dar vita a un esecutivo targato M5s-Lega deve dire addio a Silvio Berlusconi entro pochi giorni. Sì, perché la posizione di Di Maio non muta di un millimetro: no a un esecutivo “ammucchiata” con Forza Italia e, soprattutto, con il Cavaliere. L’unica strada possibile “è un governo con la Lega”, ribadisce.

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Ma nemmeno Salvini cambia di una virgola la sua posizione: non mollo Berlusconi e resto leale, scandisce. Insomma, anche per il ‘capitano’ leghista il tempo sta per finire: “Se questo giro va male decide il presidente della Repubblica. Per me piuttosto che tirare a campare per altri mesi e annoiare gli italiani con altri bisticci, è meglio andare a votare subito. Anche domattina”.

Lascia invece qualche spiraglio aperto il fedelissimo Giorgetti, che vede ancora qualche possibilità, “altrimenti non staremmo a perdere tempo”. Di certo c’è che la pazienza di Salvini è agli sgoccioli e dopo aver chiesto nuovamente a Di Maio di fare, come del resto ha fatto lui per primo, un passo di lato, rispedisce al mittente l’ultimatum: “Non vedo dove sia il rispetto del voto degli italiani, il secondo arrivato che impone le regole del gioco al primo…”.

Dopo due fumate nere, Sergio Mattarella prova a ‘forzare’ e affida a Elisabetta Casellati un mandato esplorativo con un perimetro molto circoscritto e con tempi strettissimi: verificare se esistono le condizioni per la nascita di un governo tra il centrodestra e il Movimento 5 stelle.

La presidente del Senato avrà tempo fino a venerdì. E la seconda carica dello Stato si mette subito al lavoro: nel pomeriggio avvia le consultazioni, partendo dai pentastellati per poi incontrare separatamente le forze della coalizione di centrodestra. Ma, viene fatto sapere, non per motivi di divisioni politiche, bensi’ di metodo. Sta di fatto che Matteo Salvini sceglie di disertare l’incontro e preferisce mantenere l’impegno preso in Sicilia (ci sarà invece oggi, fa sapere il fedelissimo Giorgetti).

Ma a bloccare ogni possibile trattativa sono ancora i veti incrociati: Di Maio non ha nessuna intenzione di fare un passo indietro, nonostante l’appello leghista alla responsabilità, e allo stesso tempo continua a non volerne sapere di Berlusconi. Salvini mette in chiaro che non ci sara’ alcun ‘parricidio’ e rilancia l’extrema ratio del voto anticipato qualora la situazione non si sblocchi.

Berlusconi, a differenza di quanto accaduto al Colle dopo le ultime consultazioni, si mostra ai giornalisti pacato, nessun tono aggressivo, né lancia affondi nei confronti del leader pentastellato. L’ex premier, però, non manca di individuare il ‘responsabile’ dello stallo, ovvero Luigi Di Maio, e sottolinea: “Da parte nostra non sono mai stati messi dei veti nei confronti di nessuno, i veti sono venuti a noi dai 5 stelle. Forza Italia e il presidente di Forza Italia non hanno mai posto veti alla alleanza del centrodestra con i 5 stelle”, ricorda.

Non solo: il Cavaliere respinge anche l’accusa di “coalizione artificiale. E’ fuori dalla realtà”. Giorgia Meloni offre la disponibilità “a dialogare con i 5 stelle, ma non prescindiamo dalla guida di un governo” che deve andare a “un esponente del centrodestra, che per noi è  Salvini”, garantendo infine che “il centrodestra non si dividerà”.

Intanto il Pd resta alla finestra. Anche in questo caso la linea non cambia: “Il mandato alla Casellati è la fine delle ambiguità di centrodestra e M5s. Abbiamo passato 44 giorni tra veti, controveti, tatticismi, personalismi ora, dicano chiaramente se sono in grado di avanzare proposte di governo del Paese, oppure no”, afferma il segretario reggente Maurizio Martina. Tra i dem si fa largo però un’area dialogante che vorrebbe andare a vedere le carte pentastellate.