Di Pietro ammacca Bersani e viceversa. Era il “No Berlusconi day”

Pubblicato il 17 Novembre 2009 - 16:07 OLTRE 6 MESI FA

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I partiti dell’opposizione si dividono e si beccano tra loro. Dov’è la notizia? Non c’è: è la regola, non l’eccezione, la conferma di una coazione a ripetere che non conosce remissioni, solo pause. Idv di Di Pietro e Pd di Bersani si affrontano a muso duro, con corredo però di pentimenti, esitazioni, imbarazzi. Anche qui la notizia non c’è, è la prassi e pure la teoria. La notizia, l’unica, è relativa al campo di battaglia, all’oggetto del contendere. Niente meno che una manifestazione di piazza, convocata per il 5 dicembre.

Una normale, legittima manifestazione di piazza. Però quelli che l’hanno convocata, il partito di Di Pietro e la sparsa galassia dei blogger, la raccontano come un “giudizio di Dio”. L’hanno chiamata “No Berlusconi day” e la narrano come il giorno in cui Berlusconi cadrà. Messa così, chiunque non va e non partecipa si sottrae “alla lotta” e manca, per pavidità o ignavia, l’appuntamento decisivo, quello che porrà fine all’ingiusto governo. Ovviamente il 5 dicembre Berlusconi e il suo governo non cadranno e, ovviamente, tra il manifestare in piazza e cambiare governo c’è di mezzo il mare, anzi l’oceano. Però se lo dici a chi ha convocato la manifestazione “fine di Silvio”, questi risponde: “inciucista”.

Infatti il Pd di Bersani non glielo dice all’Idv di Di Pietro che manifestare si può, talvolta si deve, ma che di manifestazioni son piene le fosse in cui si è sdraiata esausta e quasi agonizzante l’opposizione negli ultimi anni. Il Pd si pone il problema che fu di Nanni Moretti: faccio più bella figura se vado o non vado, mi si nota di più se arrivo in massa, in delegazione o se resto a casa? A Di Pietro Bersani ha mandato a dire che «non accetta lezioni di anti berlusconismo e che il più anti Berlusconi è quello che lo manda a casa». Bene, il fatto è che come mandarlo a casa il Pd non sa anche perchè è, almeno finora, minoranza in Parlamento e nel Paese.

Di Pietro, l’Idv e i blogger sono ancor più minoranza e come mandare a casa Berlusconi lo sanno ancor meno. Quindi si arrangiano e si accontentano: “Berlusconi a casa” lo gridano e si sentono soddisfatti e sazi. Anzi, sazi non del tutto perché gridano anche: «Chi non è con noi, è contro di noi». Insomma a Di Pietro che mangiarsi Berlusconi non può, interessa e piace mangiarsi un boccone del Pd, almeno in piazza e in tv.

Ci si avvia dunque all’esito consueto: una mobilitazione di piazza attuata per ferire Berlusconi infliggerà un graffio al premier e ferite sanguinolente alle opposizione l’un contro l’altra impegnate a scambiarsi sospetti e improperi. Il 5 dicembre non cadrà nessuno, sarà solo innalzata un’altra statua commemorativa a Tafazzi, il vero stratega dell’opposizione, il campione dell’auto lesionismo. Dicono che sbagliare una volta è umano, due, tre volte è diabolico. Sbagliare sempre, ripetere sempre lo stesso errore cos’è? E’ una linea politica, una cultura, un sentimento, perfino una buona fede. Con tanto di leader e base di massa. La politica, la cultura, il sentimento e la buona fede del non so che fare, quindi gioco a chi s’incazza di più. Auguri.