Di Pietro s’è “destro”? “Potrei dire sì alla manovra di Tremonti”

Pubblicato il 28 Giugno 2011 - 15:58 OLTRE 6 MESI FA

Antonio Di Pietro (Foto LaPresse)

ROMA – Viene da pensare che la chiacchierata alla Camera fra Antonio Di Pietro e Silvio Berlusconi non sia stata solo una diabolica mossa di quest’ultimo per spaccare l’opposizione. Dopo aver lanciato l’Idv2, “partito di massa e di governo”, dopo aver criticato aspramente Pier Luigi Bersani e Nichi Vendola, ora l’ex pm di Mani Pulite apre al governo e arriva a dire che potrebbe dire sì alla manovra finanziaria di Giulio Tremonti. “Negli ultimi giorni abbiamo assistito alla crocifissione continua del ministro Tremonti, senza che nessuno abbia mai letto la sua proposta”. C’è “puzza” di apertura.

Di Pietro annuncia che l’Idv analizzerà “il provvedimento che il Governo si accinge a fare senza alcun pregiudizio”. “Non so come si comporterà la maggioranza – continua Di Pietro – ma noi non accetteremo le loro truffe. I 40 miliardi di euro per la manovra bisogna trovarli, ma l’idea di trovarli soltanto per finta e soltanto sulla carta è un’idea che non condividiamo e che non possiamo accettare, come non possiamo accettare che a pagare siano le fasce più deboli”, conclude.

Di Pietro vuole leggere e studiare la manovra ma intanto ne ha in mente una contro. Riduzione dei costi della politica e delle spese ordinarie delle pubbliche amministrazioni e misure fiscali, accompagnate da un piano quadriennale straordinario per ridurre lo stock del debito per 95 miliardi di euro e da un piano per le liberalizzazioni, sulla scia di quanto propone l’Antitrust. Queste le linee guida della “Contromanovra” Idv.

Nella contromanovra dell’Idv si parte dagli ”interventi drastici” sui costi della politica: come l’eliminazione dei vitalizi per i parlamentari, l’eliminazione dei rimborsi elettorali, dei contributi all’editoria, delle province, del Cnel e dell’Ice. Ma i dipietristi propongono tagli anche per le spese della pubblica amministrazione, a partite dal ritorno del budget di Palazzo Chigi al Tesoro passando per l’eliminazione delle consulenze, la riduzione delle spese militari e delle missioni all’estero e l’unificazione degli enti previdenziali. Quanto alle misure fiscali, forte spinta alla lotta all’evasione ed all’elusione fiscale, l’introduzione di un nuovo redditometro, una maggiore tassazione delle rendite finanziarie, l’aumento dei canoni concessori e la riduzione delle agevolazioni fiscali escluse quelle per casa, famiglia, lavoro e pensioni”.

Quanto alla riduzione del debito, l’Idv punta invece alla cartolarizzazione delle cartelle esattoriali non riscosse, alla dismissione di partecipazioni statali e degli enti territoriali e degli immobili dello stato. ”Oggi – conclude Di Pietro – siamo in una situazione da pre-Grecia. Prima di piombare in quel dramma chi si candida a governare il Paese deve avere il coraggio di tagliare le spese improduttive. Noi esamineremo voce per voce la manovra di Tremonti e alla fine diremo un si’ o un no. Se poi il ministro Tremonti votera’ i nostri emendamenti ne saremo ben felici…”.

Quella di Di Pietro suona come una possibile apertura, in tempi non sospetti e nemmeno non troppo lontani, il leader dell’Idv avrebbe chiuso a priori alla manovra proposta dal governo, adesso si appresterà a leggerla e ad analizzarla prima di esprimere parere favorevole o contrario. I mugugni degli alleati e anche degli esponenti dell’Idv per il colloquio Di Pietro-Berlusconi sono ancora caldi.