Figlie Enzo Tortora contro Berlusconi: “Nostro padre è un’altra storia”

Pubblicato il 12 Maggio 2013 - 09:00 OLTRE 6 MESI FA
Enzo Tortora durante la conduzione di "Portobello", una tra le sue trasmissioni più riuscite

Enzo Tortora durante la conduzione di “Portobello”, una tra le sue trasmissioni più riuscite (LaPresse)

ROMA –  L’idea che Silvio Berlusconi si possa paragonare a Enzo Tortora come vittima di una persecuzione giudiziaria fa inorridire le figlie del popolare giornalista e conduttore.

Berlusconi, sabato a Brescia ha detto:

“Ieri sera ho visto le immagini Tortora quando diceva ai giudici “io sono innocente e spero dal profondo del mio cuore che lo siate anche anche voi”. Ed è questo il sentimento di tantissimi italiani che ogni giorno entrano nel tritacarne infernale della giustizia”.

La prima ad aver parlato è stata Gaia Tortora, che in diretta tv, dagli studi del Tg de La7 che conduce in alternanza con Enrico Mentana, ha detto:

“Si tratta di un’altra storia e di un’altra persona. Lo dico con il massimo rispetto, ma è quel rispetto che da tanto tempo andiamo cercando. Anche perché questo Paese ha bisogno di un altro clima e non è il clima che abbiamo visto oggi a Brescia”.

L’altra figlia di Enzo Tortora, Silvia, è stata intervistata da Repubblica è ha detto:

“C’è una distanza siderale tra la vicenda di Enzo Tortora e quella di Silvio Berlusconi, trovo tutto questo sconcertante, ingiusto e offensivo. Lo trovo blasfemo”.

Quello che offende Silvia Tortora

“È la mancanza di memoria: Enzo si è difeso nel processo e non dal processo. Si dimise da parlamentare e andò ai domiciliari. E quando gli chiesero ‘perché lo fai?’, rispose: perché sono un italiano e sto al fianco della gente come me. È banale e volgare accostarsi a lui. Berlusconi è un’altra storia. Enzo era una persona perbene, non era innocente, era estraneo alle accuse per le quali patì il carcere: i mascalzoni non dovrebbero citarlo perché gli si ritorce contro”.

Enzo Tortora rimase per anni l‘emblema dell’orrore giudiziario:

“Lo è per gli ultimi, per gli invisibili, per i tanti senza voce: la sua storia dimostra che può capitare che una persona perbene si ritrovi in una situazione come la sua. Ma Enzo la affrontò nel rispetto della legge e del suo popolo. E non si servì in alcun modo del proprio ruolo pubblico. Per questo chi non ha niente in comune con lui farebbe bene a lasciarlo in pace”.

All’Ansa, Silvia Tortora, ieri in serata aveva detto:

“In questi giorni cade il 25 esimo anniversario dell’arresto di mio padre, il 17 esimo dalla sua morte: purtroppo devo constatare che non riposerà mai in pace finché qualcuno continuerà a strumentalizzare questa vicenda. Sono allibita, non posso accettare tutto questo. Enzo aveva una dignità e tutti lo dovrebbero ricordare”.

Enzo Tortora è stato uno dei conduttori televisivi tra i più noti in Italia insieme a Raimondo Vianello, Mike Bongiorno, Corrado e Pippo Baudo. Oltre ad essere considerato uno dei padri fondatori della radio e della tv, il nome di Tortora è associato all’incredibile l’incredibile caso di persecuzione giudiziaria di cui fu ingiustamente vittima. Il caso, denominato Caso Tortora, vedeva Enzo Tortora pesantemente accusato di essere membro della Camorra e trafficante di droga. In seguito si scoprì che le accuse sul suo conto erano tutte infondate.

Tortora ha trascorso anni in carcere sulla base di accuse totalmente infondate, ed è deceduto nel 1988, poco tempo dopo la sua assoluzione. La vicenda di cui fu vittima, portò Tortora anche ad un impegno politico in prima linea nel Partito Radicale.

Nel 1987, in una delle sue ultime apparizioni, il noto conduttore, dopo la sua completa riabilitazione, disse:

“Dunque, dove eravamo rimasti? Potrei dire moltissime cose e ne dirò poche. Una me la consentirete: molta gente ha vissuto con me, ha sofferto con me questi terribili anni. Molta gente mi ha offerto quello che poteva, per esempio ha pregato per me, e io questo non lo dimenticherò mai. E questo “grazie” a questa cara, buona gente, dovete consentirmi di dirlo. L’ho detto, e un’altra cosa aggiungo: io sono qui anche per parlare per conto di quelli che parlare non possono, e sono molti, e sono troppi. Sarò qui, resterò qui, anche per loro. Ed ora cominciamo, come facevamo esattamente una volta”.