Gentiloni: Grazie a islamici italiani in piazza contro Isis

Gentiloni: Grazie a islamici italiani in piazza contro Isis
21-11-2015 – Roma
Manifestazione “Not in my name” organizzata dei musulmani d’Italia contro il terrorismo dopo gli attentati di Parigi. Foto Vincenzo Livieri – LaPresse

ROMA – Il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni ha ringraziato tutti i musulmani italiani che sabato hanno manifestato contro l’Isis. Gentiloni ha scritto sul suo profilo facebook: “Voglio ringraziare tutti i nostri concittadini di religione islamica che ieri hanno manifestato contro il terrorismo. So che non era facile andare in piazza, nel clima che viviamo. Averlo fatto è stato importante”.

Sappiamo bene che i terroristi di Daesh non rappresentano l’Islam e che più del 90% delle vittime dei loro attentati sono musulmani. Ma per quanto si tratti di un’infima minoranza, il loro isolamento politico e culturale richiede innanzitutto mobilitazione e messaggi forti da parte della comunità islamica. Ieri è stato davvero un buon inizio. Grazie”.

LA MANIFESTAZIONE DI SABATO 21 NOVEMBRE. L’Isis è “un cancro dell’umanità”. La frase più dura dal palco della piazza musulmana di Roma arriva dall’imam di Firenze Izzedin Elzir, presidente dell’Unione delle comunità islamiche (Ucoii), sigla storica dell’Islam in Italia. Davanti a centinaia di persone che poco a poco sotto la pioggia riempiono Santi Apostoli per la prima manifestazione nazionale dei musulmani contro il terrorismo islamico, dopo le stragi di Parigi. Mentre a Milano e in altre città si svolgono iniziative analoghe, anche queste, come quella nella Capitale, senza grandi numeri, ma dal messaggio forte.

“Not in my name”, non nel mio nome, lo slogan e hashtag diffuso su internet. La risposta alle accuse di passività, ambiguità, eccessiva tolleranza. “Risposta chiara”, secondo l’Osservatore Romano, il giornale del Vaticano. “Assieme possiamo battere il terrorismo – dice Elzir -, abbiamo superato la paura e lo choc: obiettivo dei terroristi è farci vivere nella paura”.

A Roma ci sono marocchini, egiziani, siriani, bengalesi, senegalesi e di altre nazionalità, molti con il doppio passaporto, a raccolta per condannare le stragi in Francia, ma anche in Mali e ovunque. E distinguere l’Islam dagli stragisti. Uomini e donne, alcuni col vestito tradizionale e il velo, diversi bambini, striscioni come “Non siamo noi il nemico” e il coro “No all’Isis, noi ci siamo”. E poi bandiere della pace.

Sul palco rappresentanti delle comunità islamiche e politici e sindacalisti italiani – Pierferdinando Casini, Fabrizio Cicchitto, Susanna Camusso -, ma anche il regista Paolo Virzì. “Non ci piegheremo agli assassini”, scrive nel suo messaggio il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Lettere anche dai presidenti di Senato e Camera Pietro Grasso e Laura Boldrini, che ha ricevuto gli organizzatori. “Il messaggio è chiaro: il terrorismo non può continuare a colpire in nome dei musulmani – dice il segretario del Centro islamico della Grande Moschea di Roma Abdellah Redouane-. Tutto il mondo ci ascolti”.

“La comunità islamica è unita nell’orrore e nella denuncia del terrorismo – così l’imam Yahya Pallavicini, vicepresidente della Comunità religiosa islamica italiana (Coreis) -. I fedeli sono anche preoccupati di essere confusi con certe realtà”. Alla stampa l’invito da più parti a usare cautela. “Non sono un terrorista e sono geloso di questo Paese dove vivo dal 1989”, dice un 60/enne marocchino. “Questi terroristi sono bastardi e fanatici – afferma una ragazza con il velo intorno al volto -. Noi musulmani non siamo così”.

Ci sono anche i musulmani italiani d’origine e militanti Fiom, questi ultimi sfilati oggi in corteo nella Capitale anche per dire “no al terrorismo”. Gli oratori sono solo uomini, come i leader delle comunità. “Non abbiamo paura di nessuno”, dice il deputato italo- marocchino Pd Khalid Chaouki, che aveva sollecitato la manifestazione. “Solo la pace è santa”, grida quasi il presidente della Comunità di Sant’Egidio Marco Impagliazzo.

Alcune centinaia i manifestanti anche in piazza San Babila, a Milano, per il presidio organizzato dal Coordinamento associazioni islamiche Milano e Monza-Brianza (Caim) e da altre 87 sigle. ”No al terrorismo sì alle moschee – dice il coordinatore, Davide Piccardo -. Con il riconoscimento delle moschee ci sarebbe maggiore sicurezza per tutti. Questa escalation ci preoccupa”.

“Avrebbero dovuto riempire lo stadio di San Siro e invece si sono presentati in quattro gatti” polemizza il vicepresidente del Consiglio comunale di Milano Riccardo De Corato. Altre iniziative si sono svolte a Firenze, Bolzano e Senigallia, la città che ha avuto Laura Appolloni e Massimiliano Natalucci, la donna rimasta ferita e scampata con il suo amico alla strage del Bataclan a Parigi. Con quella di ieri a Palermo, nel Paese si è sentita finalmente la voce dell’Islam italiano.

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