Governissimo, larghe intese, modello Sicilia: possibili scenari post elezioni

Pubblicato il 26 Febbraio 2013 - 21:55| Aggiornato il 10 Agosto 2022 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Larghe intese, governo tecnico, esecutivo di scopo o di minoranza, ‘modello Sicilia’. Questi i possibili scenari del dopo elezioni, tra tsunami grillino, ritorno di Berlusconi e maggioranze tutt’altro che solide, vuoi per lo scarso consenso vuoi per una legge elettorale assurda.

Il responso delle urne si è tradotto invece in un forte rischio di ingovernabilità. Una doccia fredda che ha scombussolato la politica italiana, messo in allarme l’Unione europea e predisposto Giorgio Napolitano ad un lavoro straordinario, ricco di nuovi scenari e di formule, alcune nuove, come il “modello Sicilia” di Grillo, altre riesumate da tempi passati.

E’ così per i famosi “esecutivi balneari”, di fanfaniana memoria, nel ’60 e nell’87 messi in piedi per centrare pochi miratissimi obiettivi in tempi brevi per andare poi al voto. O ancora i monocolori Dc, che videro protagonista anche Giulio Andreotti: esecutivi di minoranza con l’appoggio esterno di altri partiti con obiettivi mirati e a scadenza.

Una formula che in sostanza ricalcherebbe quella caldeggiata ora da Grillo quando parla del “modello Sicilia”. Un appoggio sui singoli provvedimenti, che forse potrebbe rappresentare la formula vincente per un governo Bersani che, sia pur deluso dall’esito delle elezioni, non sembra assolutamente aver voglia di mollare la presa facendo valere la golden share conquistata con il premio di maggioranza alla Camera e lanciando segnali precisi in tal senso proprio al Movimento 5 stelle, che, almeno a parole, non chiude la porta in faccia al segretario del Pd.

Tra le possibilità c’è anche quella delle larghe intese con il centrosinistra, caldeggiata da Silvio Berlusconi in chiave riforme. Quelle che una volta, ai tempi della prima Repubblica, erano chiamate “governissimo”, e che nel 2011 è stato ribattezzato “strana maggioranza”, o “Abc” dalle iniziali dei tre tre leader ( Alfano, Bersani e Casini) dei partiti che hanno sostenuto l’esecutivo tecnico di Mario Monti.

Tra le possibilità anche il governo di scopo, come quello di Lamberto Dini del 1995, esecutivo di matrice tecnica votato da centrodestra e centrosinistra con un programma miratissimo che comprendeva tra l’altro la manovra finanziaria, la riforma delle pensioni, la legge elettorale.

Su queste ipotesi potrebbe cadere la riflessione del Capo dello Stato quando riceverà i nuovi gruppi parlamentari, presumibilmente verso la fine di marzo, per aprire quel sentiero costruttivo per la formazione di un nuovo esecutivo ed evitare che questa caotica tornata elettorale porti al nulla di fatto di nuove elezioni.