Immigrati, termometro ostilità segna febbre alta al 61% Immigrati, termometro ostilità segna febbre alta al 61%

Immigrati, termometro ostilità segna febbre alta al 61%

Immigrati, termometro ostilità segna febbre alta al 61%
Immigrati, termometro ostilità segna febbre alta al 61% (foto Ansa)

ROMA – Immigrati, termometro ostilità segna febbre al 62 per cento. Questa è la percentuale raggiunta dal “sentimento anti immigrazione”. Percentuale misurata in uno studio condotto da Ipsos, dal Centro di Documentazione Ebraica e con la partecipazione di quattro Università tra cui la Statale di Milano e la Sapienza di Roma. Studio-rilevazione pubblicati da La Stampa a firma Arela Piattelli.

Lo studio, che si avvale delle risposte a 38 mila interviste fatte a cittadini italiani, misura in un 23 per cento la percentuale di coloro che provano sentimento anti immigrazione di grado definito “alto”. E un altro 38 per cento degli intervistati si attesta su un grado di sentimento anti immigrazione definito “medio-alto”. Dunque in totale il 61 per cento degli intervistati, si suppone campione fedele della opinione pubblica, dichiara in interviste ostilità, rifiuto, rigetto verso il fenomeno immigratorio. Il termometro segna dunque febbre alta e crescente.

A conferma altri dati: per il 42 per cento degli intervistati gli immigrati sono “troppi”. E per il 35 per cento gli immigrati sono addirittura il terzo problema del paese in ordine di importanza, subito dopo il lavoro e la politica inefficiente e corrotta. Solo un 16 per cento dichiara di nutrire un sentimento di avversione agli immigrati definibile di “bassa” entità.

Sono dati inequivocabili. Ma che in fondo stupiscono poco o nulla, la ricerca su basi demoscopiche conferma quanto offre l’esperienza quotidiana in un bar o davanti alla televisione o su un social network. Da rilevare comunque quel dieci per cento di anti semitismo per così dire stabile nella pubblica opinione italiana mentre il sentimento anti immigrati è invece in parabola decisamente ascendente nell’ultimo decennio.

In questo contesto affoga l’ipotesi di una legge che riconoscesse la cittadinanza italiana a chi in Italia nasce e vive anche se figlio di genitori stranieri regolarmente residenti (quella definita dello Ius soli, cioè diritto di cittadinanza dalla terra in cui si vive e non dal sangue, cioè dalla stirpe).

In questo contesto il ministro Minniti prova a calare il suo piano per gli immigrati che in Italia già ci sono e hanno diritto a restarci. Piano che si riassume in: imparate l’italiano, rispettate le nostre leggi, non offendete i nostri usi e costumi, accettate la parità tra uomo e donna, imparate e condividete i valori della Costituzione italiana e lo Stato italiano vi aiuterà a restare, lavorare, imparare, studiare, abitare.

Piano di puro buon senso ma in questo contesto rischia di fare la fine dello Ius soli.

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