Renzi respinge l’ultima carica minoranza Pd. Voto unanime: Italicum non si tocca

Italicum, l'ultima carica. La minoranza Pd alla sua balaclava
Italicum, l’ultima carica. La minoranza Pd alla sua balaclava

ROMA – L’Italicum non si tocca. Voto unanime con la minoranza che si limita a non partecipare. La direzione del Pd si chiude secondo le attese, con Renzi che porta a casa il risultato che lo ha spinto a presentarsi in direzione. E le minoranze?  Hanno caricato come hanno potuto contro il segretario del partito e presidente del Consiglio. Pier Luigi Bersani ha detto di pensare ai figli, Pippo Civati ha detto che deve parlare uno solo, Stefano Fassina ha ripetuto che il premier può mostrare tutti i muscoli che vuoi, ma in Parlamento è un’altra cosa. Ma è stata una carica disperata perché non poteva arrivare fino in fondo dove in realtà la minoranza vorrebbe arrivare e cioè far cadere Renzi e il suo governo. Ma anche se questo è nei loro cuori non è nelle loro menti e nelle loro mani.

 

Alla direzione nazionale del Pd, infatti, Matteo Renzi è arrivato con tutta l’intenzione di confermare quanto già deciso e portato avanti da tempo: l’Italicum si vota. E si vota entro la fine del mese.

Renzi lo fa capire sin dalle prime battute del suo discorso. Dice il premier che quella in corso spera e crede che sia “l’ultima direzione sulla legge elettorale”. E sull’Italicum chiede, forte dei numeri, un voto al partito che è, secondo lui, anche un voto per la dignità del governo:

“Chiedo oggi un voto sulla legge elettorale come ratifica di ciò che abbiamo fatto e coma mandato per i prossimi mesi. Chiedo un voto vedendo nella legge elettorale lo strumento decisivo per la qualità e l’azione dei governi che verranno ma anche per la dignità e la qualità di questo governo”.”

“Sulla legge elettorale ci giochiamo la fiducia dei cittadini. Qualcuno ha detto che non si può mettere sul testo: ne parleremo a livello parlamentare. Ma permettetemi di mettere tra di noi la fiducia sulla legge elettorale perché rappresenta la capacità di rispondere a quello che non siamo stati capaci di fare finora”.

 

 Il Pd “altro da Renzi” vuole che per discutere di Italicum si istituisca una sorta di comitato. Tradotto: che in qualche modo si ricominci da capo per arrivare ad una “sintesi”. Bersani dice e ripete che trovare quella sintesi è compito del segretario. Ma la sintesi che ha in mente la minoranza è una sintesi che porta inevitabilmente a cancellare i passaggi politici fatti fino ad ora.

Per Bersani che chiede “sintesi” c’è un Pippo Civati che invece chiede che della minoranza parli uno solo. Sono già arrivati no. Anche perché la minoranza è una galassia divisa: c’è chi inclina verso il nuovo soggetto politico a sinistra del Pd, quello di Maurizio Landini, e chi invece è su posizioni più attendiste. Landini è quello che due giorni fa ha detto: “Renzi è peggio di Berlusconi”, eppure nel Pd c’è chi guarda al suo progetto con interesse.

L’ultima carica è comunque destinata a fallire. Renzi sull’Italicum non cederà di un centimetro. Sarà forse disposto a mettere le mani sulla riforma del Senato che è in effetti migliorabile. Difficile, però, che il contentino sul Senato basti alla minoranza Pd. E allora si carichi. Senza nessuna speranza di sfondare.

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