Lavoro e scuola a casa il rifugio degli arrendersi è meglio, anzi conviene

di Lucio Fero
Pubblicato il 4 Gennaio 2022 - 09:11 OLTRE 6 MESI FA
Lavoro e scuola a casa il rifugio degli arrendersi è meglio, anzi conviene

Lavoro e scuola a casa il rifugio degli arrendersi è meglio, anzi conviene FOTO ANSA

Dad e smart working, dietro e dentro l’italianissimo acronimo e l’anglosassone formula del lavoro intelligente viaggiano si accomodano due più prosaici concetti che poi alla fine sono uno solo: starsene a casa. Didattica a distanza, cioè scuola da casa e in casa è la tentazione neanche tanto inconfessata dei sindacati della scuola (prof e amministrativi) e il piano inclinato su cui, con coazione a ripetere, scivolano non pochi governi regionali con relativi “governatori”. E il lavoro da casa, detto non del tutto a proposito lavoro intelligente, è la richiesta ricorrente dei sindacati del pubblico impiego.

Scuola: rinviare, rinviare, rinviare. Tanto che male fa?

De Luca presidente della Regione Campania un problema con le scuole aperte in presenza ce l’ha da sempre, dall’inizio della pandemia. Le considera evidentemente luoghi di diffusione del contagio e considera con altrettanta evidenza minimo il danno di tenerle chiuse. In una Italia campione del mondo di scuole chiuse da che Covid è, la Campania è campione nazionale di giorni di scuole chiuse. Ora De Luca propone di tenerle chiuse un altro mesetto. Al “governatore” della Toscana la cosa appare “ragionevole”, non ci vede “nulla di male”. Zaia “governatore” del Veneto non disdegna il “riaprirle a febbraio”. Calcolano, è lo stesso calcolo dell’anno scorso e dell’anno prima: amputare e mutilare un anno scolastico è secondo loro danno decisamente inferiore all’amputazione e mutilazione di ogni altra attività economico-sociale. Le società umane sanno essere autolesioniste in molto fantasiosi modi, questo del chiudere le scuole è uno di questi.

Alla pragmatica preoccupazione e molto pragmatica scelta dei governi regionali di non chiudere e tenere aperti bar e ristoranti e piscine e palestre ed esercizi commerciali prima che scuole, si aggiunge poi la voglia matta dei lavoratori della scuola di non assumersi “responsabilità che non ci spettano”. La difficile gestione del che fare dopo contagi in classe spinge chi nella scuola lavora ad un “purtroppo la Dad”. Son lacrime di coccodrillo quelle dei sindacati, dei prof e dei presidi sulla Dad che non resta altro da fare, la Dad è dove, mimando dolore professionale, vogliono corporativamente andare ad approdare non appena si alza l’onda del contagio.

Lavoro da casa, diritto acquisito?

I sindacati della Pubblica Amministrazione vogliono il ritorno dello smart working- Brunetta ministro risponde: già c’è, potete farlo ruotando presenze sul luogo di lavoro fino al 40%. Ma Brunetta sa bene che i sindacati non vogliono smart working, vogliono il lavoro da casa che è tutt’altra cosa. Perché? L’opportunità contingente per riandare tutti a lavorare da casa è il livello dei contagi ma la motivazione di fondo è che i dipendenti della Pubblica Amministrazione al lavoro da casa si erano abituati e si erano trovati bene. Quindi lo considerano una sorta di diritto acquisito. Se poi con il lavoro detto intelligente Pubblica Amministrazione diventa ancora più anonima e irraggiungibile dal cittadino e per nulla più veloce ed efficiente, anzi…

Governo ha detto due No

Il governo ha detto due No: a tenere le scuole in vacanza prolungata e a riaccomodare a casa tutti i dipendenti pubblici. Ma questa reazione, questa pulsione, questa tentazione di sindacati, politici e categorie, questo cogliere l’opportunità per ri e ri e ri chiudere le scuole e per riaffermare il lavoro da casa come modalità standard mostrano l’evidenza e la consistenza di un pensare e un agire. Il pensare e l’agire di chi ai problemi indotti dall’epidemia risponde con l’arrendersi è meglio, anzi conviene. E l’accento è proprio suk quel “conviene”. Conviene alla categoria, nella scuola ai prof e agli amministrativi, conviene ai pubblici dipendenti della Pubblica Amministrazione. L’epidemia come calamità ma anche come opportunità. Tenere aperte le scuole e garantire l’accessibilità e il funzionamento della Pubblica Amministrazione e dei servizi pubblici? Se ne può fare a meno, per un altro po’, ancora per un po’, che male fa? Arrendiamoci, chiudiamo, che poi ci pure e soprattutto conviene.