Legge Falanga, chi s’è fatto casa abusiva la sfanga

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 16 Maggio 2017 - 13:30 OLTRE 6 MESI FA
Legge Falanga, chi s'è fatto casa abusiva la sfanga

Legge Falanga, chi s’è fatto casa abusiva la sfanga

ROMA – Legge Falanga, chi s’è fatto la casa abusiva la sfanga. Sembra uno slogan elettorale di un b-movie anni ’80 ma è, molto più concretamente, la sintesi della nuova legge sugli immobili abusivi che a breve sarà discussa al Senato. O almeno come la giudicano i Verdi e una serie di urbanisti e magistrati impegnati sul fronte dei reati ambientali che si stanno battendo perché questa non passi. Una battaglia che sarà probabilmente perdente.

“In Senato – scrive Corrado Zunino su Repubblica – si vota, fra tre giorni, una legge per cambiare le regole sugli abbattimenti delle abitazioni abusive. Il primo firmatario è un verdiniano, Ciro Falanga, e il decreto in dirittura d’arrivo prevede una serie di provvedimenti di peso. Oggi la maggior parte delle demolizioni è affidata alla magistratura, che interviene quando i sindaci non ottemperano (quasi sempre, in Italia). La novità del Decreto Falanga è quella di organizzare una vera e propria classifica delle priorità per l’invio delle ruspe. In fondo a questa graduatoria c’è ‘l’abuso per necessità’. A chi non ha un alloggio alternativo – la maggior parte di coloro che hanno commesso un abuso edilizio, d’altra parte – non si potrà tirare giù l’edificio illegale. Fosse anche una villa, fosse anche in un’area protetta. Nel testo, si legge, all’ultimo posto delle priorità sono posizionati ‘gli immobili abitati la cui titolarità è riconducibile a soggetti appartenenti a nuclei familiari che non dispongano di altra soluzione abitativa’”.

Tra tre giorni, a Palazzo Madama, contro il decreto Falanga promosso da Ala e Forza Italia e fin qui accompagnato senza intralci da Pd e Movimento 5 Stelle (in Commissione è stato approvato all’unanimità), solo i Verdi con i loro coordinatori nazionali Angelo Bonelli e Luana Zanella e il responsabile territorio Sauro Turroni. Appoggiati da urbanisti come Paolo Berdini (ex assessore della Giunta Raggi) e Vezio De Lucia, ex magistrati ambientali come Gianfranco Amendola e Domenico Lo Savio e dal radicale Mario Staderini. Una battaglia quella per il ‘no’ che sarà quindi verosimilmente perdente. Troppi gli interessi incrociati e gli elettori interessati perché Falanga non passi. Ma se a pensar male si fa peccato ma spesso si indovina, l’idea di stilare una sorta di classifica degli immobili da abbattere non è di per sé una follia.

La classifica: in fondo tutti pensiamo che sia giusto abbattere prima la villa abusiva sulla spiaggia che non la veranda chiusa per mettere la nonna. Il concetto di priorità da seguire non è quindi necessariamente scorretto. Ma come ha spiegato il procuratore generale di Napoli, Luigi Riello: “Se si irrigidiscono i criteri di priorità con una legge si apre la via a un contenzioso enorme. Gli avvocati tenteranno ogni strada, giustamente, per impedire la demolizione dell’immobile del proprio assistito. Si chiamano incidenti di esecuzione. Ogni legale alzerà un’opposizione: perché demolite la casa del mio cliente e non quella a fianco?”.

I criteri di priorità, sostiene il magistrato, sembrano evanescenti: “Questa legge prova a tutelare il piccolo abuso di necessità rispetto all’ecomostro, ma rischia solo di rallentare l’intero processo di demolizioni”. Se anche con le novità in arrivo sulla carta non si fermano quindi le demolizioni, si aggiunge una particella avversativa, un ‘ma’ che introduce un elemento potenzialmente dirompente. L’introduzione dei criteri di priorità è quindi una sorta di potenziale cavallo di Troia in mano a chi è accusato di aver costruito illegalmente. Un’arma in grado di disinnescare il processo dilatandone i tempi e riducendolo ad una questione di costi o addirittura evitandolo del tutto. E non è questo il rischio più grande, sempre secondo chi chiede che la riforma non passi.

“L’aspetto più grave del provvedimento è che la sua applicazione non ha limiti di tempo, a differenza dei condoni – si legge in un appello inviato ai Presidenti della Repubblica e del Senato -. Questo significa che fra tre mesi, un anno o due chiunque potrà edificare una villa sulla costa, in una vallata o in qualunque altro luogo avendo i requisiti di necessità. Significa, inoltre, che da questa norma l’abusivismo riceverà ulteriori stimoli e la criminalità organizzata potrà realizzare case abusive in spregio alla legge attraverso prestanome”. Il senatore di Forza Italia Nitto Francesco Palma, anche lui magistrato e sostenitore del decreto Falanga, ha dichiarato: “Il disegno di legge è volto a salvare dagli abbattimenti le abitazioni delle persone che vivono in Campania con un reddito assai modesto e non già i grandi gruppi alberghieri o i faccendieri che abitano dimore lussuose presso la Costiera sorrentina”. Come sempre, sarà il tempo a dire chi aveva ragione.