Le stazioni della “legge ganascia”. Prossima fermata: l’emigrazione delle notizie

Pubblicato il 10 Giugno 2010 - 15:50| Aggiornato il 21 Ottobre 2010 OLTRE 6 MESI FA

I senatori del Pd abbandonano l'Aula prima del voto

E adesso, votata al Senato con annessa fiducia al governo la legge “privacy” secondo la definizione di maggioranza o la legge “bavaglio” come l’ha battezzata l’opposizione, che cosa succede? Succede che la legge va alla Camera, ma questo passaggio è quasi routine: anche l’Assemblea dei deputati l’approverà, probabilmente con altro voto di fiducia. Insomma succede che prima della pausa estiva la legge avrà il doppio timbro parlamentare e sarà legge a tutto titolo. Fine dei giochi? No, comincia un altro percorso politico e costituzionale. Percorso di cui la prima “stazione” è il Quirinale. Il capo dello Stato leggerà e, contrariamente a quanto si pensa, non approverà o disapproverà. Non è questo il suo ruolo e non è questo il suo potere. Valuterà non se la legge è buona o cattiva, ma se entra in contraddizione con i principi e gli articoli della Costituzione. In questo caso potrà “rimandare” la legge alle Camere. Rimandare non cancellare. Le Camere valuteranno e decideranno se e cosa cambiare. Se insisteranno sul testo avranno l’ultima parola, le Camere e non la presidenza della Repubblica. Certo il gesto eventuale di un rinvio alle Camere avrà grande impatto e significato politico ma, vale la pena di ripeterlo, non cancella la legge, Napolitano non può.

Seconda “stazione”: la Corte Costituzionale. Sarà chiamata appunto a valutare la correttezza costituzionale della legge a fronte di probabili, anzi certi, ricorsi. La Corte Costituzionale può secondo diritto, “bocciare” la legge. In quel caso la legge decade ma sarebbe tempesta politica e istituzionale, tempesta massima. Con la Corte, accusata da Berlusconi di essere “organo politico e non di garanzia…organo di parte, di sinistra”, che “boccia” una legge su cui il governo ha chiesto e ottenuto la fiducia delle Camere. Scontro dunque tra poteri dello Stato senza possibilità di “pareggio”, uno dei due uscirà sconfitto. In ogni caso una strappo alla convivenza civile e politica.

Terza “stazione”: il referendum. Referendum contro la legge. Sarà sicuramente organizzato e richiesto, l’Idv di Di pietro l’ha già annunciato. Se e quando dovesse arrivare, Berlusconi è già pronto a trasformarlo in una sorta di “elezioni anticipate” all’insegna del “o con me o contro di me”.

Fin qui “stazioni” note. Ma c’è un possibile “tratto ferroviario” inesplorato che potrebbe attivarsi. Ne hanno già parlato i parlamentari dell’Idv. “Binari” inediti, mai visti, eccoli: intercettazioni ed atti giudiziari di cui in Italia la legge vieta la pubblicazione potranno essere pubblicati sui siti web con sede all’estero. Insomma potrebbe nascere una sorta di “turismo” o “emigrazione forzata” informativi. Ci si andrà a informare all’estero, come una volta si andava all’estero per abortire e come oggi si va all’estero per la fecondazione artificiale. Non solo, il “binario” si allunga. In Parlamento deputati dell’opposizione leggeranno i testi delle intercettazioni e degli atti di cui in Italia è vietata la pubblicazione. A questo punto diventano dichiarazioni parlamentari. Sarà allora vietata anche la pubblicazione sui giornali degli atti parlamentari? Atti impubblicabili secondo legge ma non coperti da segreto e per di più divenati atti ufficiali delle Camere? Che succederà a giornalista ed editore che riportano quanto Di Pietro legge in aula sulle conversazioni tra Balducci e Anemone? Saranno puniti con multa e pene detentive? In quel caso la legge stabilirebbe una censura a quanto si dice in Parlamento. E’ immaginabile e, se fosse immaginabile, che “regime” parlamentare sarebbe?

Questo è quel che d’ora in poi succede alla legge. E che succederà a quelli sottoposti alla legge quando sarà in vigore, presumibilmente da agosto? Prima ancora che legge “privacy o bavaglio”, sarà “legge ganascia”. Ganascia sulle intercettazioni e sulle indagini che si fanno con le intercettazioni. Due le “morse” della ganascia: il tempo limitato delle intercettazioni e la difficoltà aumentata a tutto volume delle autorizzazioni ad intercettare. Quindi magistrati ed indagini saranno stretti di sicuro nella “ganascia”. A vantaggio della libertà di telefonare come dice Berlusconi o a vantaggio di chi organizza, anche al telefono, reati, come dicono gli oppositori alla legge.

E i giornalisti e i giornali? Non potranno pubblicare intercettazioni, neanche “per riassunto”. Non si potrà scrivere: Anemone e Balducci conversavano di appartamenti, assegni e ristrutturazioni di case. Non se questa “notizia” arriva da intercettazioni. Potranno scrivere che Balducci e Anemone sono interrogati, ma sul perchè e per come questo avviene potranno informare solo “per riassunti”. Per la pubblicazione degli atti dovranno aspettare la fine delle indagini preliminari e l’avvio del dibattimento. Prima di allora non potranno pubblicare, se non per riassunto, atti giudiziari anche pubblici e non segreti. Insomma un avvocato potrà raccontarli all’amico al bar, l’importante è che non siano pubblicati. Un avvocato potrà, non un magistrato: se parla delle sue indagini può essere “ricusato” dall’indagato e sostituito.

Nell’aula del Senato Gasparri, capogruppo Pdl, ha detto che: “Questa legge è la volontà del popolo e nessuno la ribalterà”. La Finocchiaro, capogruppo Pd, ha detto: “Così comincia la fine della libertà”. Che succederà d’ora in poi al popolo e alla libertà è materia più grande di questa nota.