Libia, possibili ritorsioni: Berlusconi teme quelle economiche e diplomatiche. La maggioranza si divide

Pubblicato il 21 Marzo 2011 - 11:34 OLTRE 6 MESI FA

Berlusconi e Gheddafi

ROMA – Si è parlato di possibili ritorsioni da parte del regime libico contro l’Italia, ipotesi da non sottovalutare anche se Silvio Berlusconi e Ignazio La Russa hanno confermato che la Libia non ha armi adeguate per un attacco. C’è però un’altra ritorsione che preoccupa Berlusconi ed il governo, è quella economica. Gli interessi commerciali con la Libia sono infatti parecchi. Questa frase è circolata nel fine settimana negli ambienti della maggioranza: “Parliamoci chiaro, ci sono i civili da difendere, c’è la risoluzione Onu, ma c’è anche tanto altro, in primo luogo petrolio e gas, e poi molti contratti vantaggiosi da stipulare in futuro”.

C’è poi un’altra questione, quella del dopo Gheddafi. Secondo alcune voci il premier francese Nicolas Sarkozy avrebbe già in mente i nomi per la sostituzione del colonnello, il tutto di comune accordo con gli americani. Se sarà così Berlusconi dovra trovarsi un nuovo amico, soprattutto un nuovo e proficuo partner commerciale. Non sarà impresa facile. Lo sa Berlusconi, chiuso ad Arcore, in disparte rispetto alla coalizione contro Gheddafi. Non aveva scelte forse Berlusconi, non poteva dire no alla partecipazione italiana all’intervento, un no a Usa, Francia, Gb, avrebbe avuto forse ripercussioni ben più serie, ma il premier avrebbe preferito farlo perchè in questo modo si sta smontando buona parte della sua politica internazionale.

Scenari futuri, ma non troppo, alquanto oscuri, resi però ancora più bui dal presente. L’intervento militare in Libia continua infatti ad essere occasione di divisioni all’interno della coalizione di governo, in particolare con la presa di distanza da parte della Lega Nord. Dopo che sabato Umberto Bossi aveva parlato di un’Italia “brava a prenderla in quel posto”, a rinfocolare la polemica è un altro ministro leghista, Roberto Calderoli, che se la prende direttamente con Ignazio La Russa, ministro della Difesa ma anche coordinatore del Pdl: “E’ il ministro della Difesa, non della Guerra” ha commentato ironicamente il leghista in un’intervista a Repubblica in cui parla anche di “operazione neo-colonialista”.

Ma lo stesso Ignazio La Russa, arrivando a Palazzo Chigi per il consiglio dei ministri straordinario convocato per discutere dell’emergenza libica, ha minimizzato con i giornalisti: “La Lega non ha frapposto ostacoli, non vedo grandi divisioni nella maggioranza”. Quanto alla possibilità che sulla vicenda ci sia anche un voto parlamentare, La Russa non si è sbilanciato: “Ora lo vedremo”.

Il capogruppo dei senatori pidiellini, Maurizio Gasparri, che domenica aveva replicato alle critiche di D’Alema sulla disomogeneità delle posizioni della maggioranza parlando di un governo che “ha ben difeso in questi anni l’interesse nazionale e, anche in questo frangente molto difficile, è protagonista sulla scena internazionale”, intervenendo a Radio Anch’Io sostiene ora che, dopo l’adesione doverosa alla missione, “si evidenzi la tutela degli interessi dell’Italia”.

“Più che alla Lega Nord – ha sottolineato – mi interessa capire dove porteranno le valutazioni della Lega Araba”. “L’Italia – prosegue – doverosamente doveva condividere decisioni Onu e sono convinto che ne sia convinta anche la Lega ma dobbiamo capire cosa accade perché la storia si è rimessa in cammino”. Riprendendo una posizione già avanzata domenica dal Carroccio, Gasparri ha detto che “l’accoglienza di chi fugge dalla Libia deve essere un onere che deve essere condiviso da tutta la comunità internazionale e se l’Europa non ci vuole sentire è un problema serio”.