Giudice che ha emesso sentenza Dell’Utri: “Non capisco chi festeggia la condanna”

Pubblicato il 30 Giugno 2010 - 12:08 OLTRE 6 MESI FA

Marcello Dell'Utri

Non è sereno oggi come non lo era ieri, ma almeno stanotte ha dormito. Il procuratore generale, Nino Gatto, rappresentante dell’accusa al processo d’appello al senatore del Pdl Marcello Dell’Utri è deluso da una sentenza che non lo soddisfa. I sette anni inflitti al parlamentare (Gatto ne aveva chiesti undici) e soprattutto l’assoluzione per le contestazioni successive al 1992 gli hanno lasciato l’amaro in bocca, reso ancora piu’ insopportabile dalle parole di Dell’Utri.

”Non capisco davvero – dice Gatto – come in questo Paese si possa festeggiare una condanna. E’ già la seconda volta nel giro di poco tempo. E poi comunque c’è poco da star felici. Sentivo qualche collega che parlava di prescrizione, per Dell’Utri, nel 2014 e, a occhio e croce, il periodo dovrebbe essere quello. Quindi c’è ancora tempo. Il calcolo è complicato e non l’ho fatto. Se ne occuperanno gli avvocati…”.

Ma soprattutto ci potrebbero essere altre indagini. ”C’è una pista – spiega il pg – corroborata dalle dichiarazioni di Massimo Ciancimino e di Gaspare Spatuzza. La Procura sta indagando e continuerà a farlo. Intanto, aspettiamo queste motivazioni. Sono davvero curioso di sapere come hanno fatto a tranciare il collegamento tra Dell’Utri e i fratelli Graviano: un legame che, dalle risultanze processuali, è incontestabile e che avvenne in un periodo, il 1994, in cui ci fu una particolare fase politica”.

Per quanto riguarda l’assoluzione per i fatti successivi al 1992, Gatto puntualizza ”la formula ‘perché il fatto non sussiste’ è normale in appello. La Corte non può distinguere, a differenza del Tribunale, tra il primo e il secondo comma dell’articolo 530 del codice penale. Il giudice può riformare o confermare. La distinzione tra i due commi e se la corte abbia pensato alla vecchia insufficienza di prove, eventualmente, si potrà capire solo nelle motivazioni”.