Mafia, la polemica sul caso Spatuzza. Maroni: “Decisione non politica”. Di PIetro: “Atto gravissimo”

Pubblicato il 17 Giugno 2010 - 21:39 OLTRE 6 MESI FA

Roberto Maroni

Non si placa la polemica sul caso Spatuzza. A due giorni dalla decisione del Viminale di non ammettere al programma di protezione il boss mafioso diventato collaboratore di giustizia, per avere reso le sue dichiarazioni dopo il termine fissato dei 180, interviene da New York il ministro dell’Interno Roberto Maroni: la decisione, dice, “non è politica” ma frutto del lavoro di un organismo di “esperti: poliziotti, carabinieri e finanzieri che sono dei professionisti e sanno di cosa parlano”. Dunque hanno semplicemente “espresso una valutazione tecnica, così come prevede la legge”.

Parole che non convincono l’opposizione con il leader dell’Idv Di Pietro che parla di un atto “gravissimo” che rappresenta un “regalo alle mafie”. “Un evidente messaggio – aggiunge – per intimidire coloro che riferiscono fatti che possono far luce su verità ingombranti e scomode che coinvolgerebbero il Presidente del Consiglio e il suo fedele Marcello Dell’Utri”.

Insieme al senatore Luigi Li Gotti, Di Pietro ha quindi inviato una lettera al Presidente della Commissione Antimafia per chiedere l’audizione di Maroni e del sottosegretario Mantovano. Il governo, ha aggiunto l’eurodeputato dell’Idv, Luigi De Magistris, “vuol colpirne uno per educarne cento”.

Di “decisione solo politica” parla apertamente Laura Garavini, capogruppo del Pd nella commissione Antimafia. Se così non fosse, aggiunge la parlamentare, “avrebbe avuto un suo peso l’orientamento di tre Procure della Repubblica che hanno giudicato attendibili le dichiarazioni di Spatuzza”, ossia Firenze, Caltanissetta e Palermo che indagano sulle stragi di via D’Amelio e del ’93.

E se Rita Borsellino, sorella del giudice ucciso dalla mafia, parla di ”decisione strumentalmente burocratica” fondata su un “cavillo” e teme che non si voglia neppure tentare di scoprire la verità, il procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso, esprime “fiducia nella giurisdizione: i magistrati di sorveglianza – ha spiegato – possono comunque dare benefici penitenziari ai collaboratori indipendentemente dal programma di protezione”. Anche a Spatuzza, quindi.

Maroni non ci sta e difende la linea fin qui seguita. “Non si possono lanciare accuse. La professionalità di queste persone merita riconoscimento”, ha dichiarato riferendosi ai componenti della commissione. Il ministro ha inoltre spiegato che “non si è deciso di togliere la protezione a Gaspare Spatuzza. Lui continua ad avere la tutela che già aveva e che è commisurata al rischio che corre. E inoltre i magistrati potranno comunque avvalersi della sua collaborazione”.