Massimo Coco: “Mio papà ucciso dalle BR. Se perdoni diventi vip. Io non perdono”

Pubblicato il 21 Novembre 2012 - 14:21| Aggiornato il 26 Novembre 2012 OLTRE 6 MESI FA
Il giudice Coco e la scorta, una targa ne ricorda l’eccidio da parte delle Br

ROMA – Suo padre, il giudice Coco, fu il primo morto delle Brigate Rosse, che a Genova trucidarono lui e la sua scorta. Massimiliano Coco non ammette indulgenze e perdonismi. Non vuole essere classificato tra le “viPtime” come lui chiama i familiari delle vittime del terrorismo con l’assoluzione facile in un’intervista concessa al quotidiano Libero. Ora, che ha scritto “Ricordare stanca. L’assassinio di mio padre e altre ferite mai chiuse”,  ha ancora meno voglia di intrupparsi con quelli che hanno perdonato, lui non sa bene sulla base di quale criterio. Ossessionati dal fattore P (suo copyright): “Pianto+Perdono=Poltrone+Paradiso+Parlamento.

A proposito di strane equazioni, Coco non capisce nemmeno tutto lo scandalo provocato dalla presunta trattativa Stato-mafia: “Molto peggio quella con i fanatici rossi”, dice. Non basta: “Qualcuno vorrebbe Totò Riina come segretario d’Aula in Parlamento, al posto di Sergio D’Elia?”. Quelle ferite davvero non si chiuderanno mai. Magari, però, oltre a un contributo più distaccato per chiudere infine con quegli anni maledetti (il piombo davvero non si digerisce mai) sarebbe utile anche spersonalizzare la questione a una quarantina di anni di distanza.

Forse, se i familiari delle vittime del terrorismo sono davvero diventati una categoria, una specie di corporazione, come crede Coco, è perché la politica ne sfrutta (in senso positivo) il carico di dolore a fini esorcizzatori. Mai più, si dice a sinistra, esibendo il familiare e in qualche modo risarcendolo. Inserendo la vicenda individuale nella storia collettiva: è la ragione sociale dei partiti di sinistra. Sì, ma le responsabilità dei carnefici? Ci pensano i tribunali, che per definizione applicano le leggi, non sono i depositari della verità. Il tribunale della Storia è roba che invocano solo i dittatori, con la coda di paglia. Dare praticamente del venduto, o dell’arrivista con l’aggravante di svendere la memoria dei familiari, a persone come Olga D’Antona, Carol Bebe Tarantelli (per citarne qualcuno) non aiuta la causa.