Meloni: chi non è con la Nato e la Ue è fuori, a costo di non farlo il governo

Berlusconi ai suoi deputati: vi dico come è la cosa, Putin non voleva, pressato dagli attacchi delle truppe di Zelensky poi voleva solo un paio di settimane in Ucraina, una pe arrtivare a Kiev, l'altra per andarsene, lasciando un nuovo governo di persone perbene e sensate.

di Lucio Fero
Pubblicato il 20 Ottobre 2022 - 09:43 OLTRE 6 MESI FA
Meloni: chi non è con la Nato e la Ue è fuori, a costo di non farlo il governo

Meloni: chi non è con la Nato e la Ue è fuori, a costo di non farlo il governo FOTO ANSA

Mattarella presidente della Repubblica stamane comincia le consultazioni al Quirinale, l’Italia ha bisogno di un governo in fretta, l’elettorato ha votato in maniera netta e chiara, Giorgia Meloni sarà incaricata di formarlo e guidarlo. Ma il capo di uno dei partiti che esprimeranno ministri in questo governo condivide e pubblicizza gli argomenti e la propaganda di Putin. Silvio Berlusconi per la quinta volta di fila (da Vespa, da Cicciotto a Marechiaro e ora davanti ai suoi deputati) ha narrato che Putin non voleva la guerra, vi è stato trascinato per troppa compassione verso gli ucraini delle repubbliche separatiste e spinto dal quel Zelensky (“di cui non fatemi dire…”) che “triplicava gli attacchi” agli autonomisti. E allora, pressato da ogni parte, Putin voleva solo entrare in Ucraina: una settimana per arrivare con le truppe a Kiev e un’altra settimana per andarsene, lasciando in regalo un governo nuovo fatto di “gente perbene e assennata”.

Sfortunatamente “già dal terzo giorno” gli ucraini di Zelensky sono stati armati e finanziati da americani e occidentali e così “la cosa che doveva durare due settimane…”. Per il capo di uno dei partiti che esprimono ministri nel futuro governo italiano Putin ha ragione ed è insieme un po’ vittima e molto sfortunato, om fondo voleva solo cambiare governo a Kiev con un po’ di carri armato russi a vigilare che tutto procedesse, per questo l’ha chiamata Operazione militare speciale, mica voleva la guerra. 

Una roba così nel governo non ci può stare

Giorgia Meloni, ascoltato pensiero e parole di Berlusconi, ci ha messo poche ore a dire che una roba così nel governo non ci può stare, almeno non nel suo governo. O con la Nato o con la Ue e l’Occidente o fuori dal governo, a costo di non farlo il governo. Questo ha detto la Meloni e questo ripeterà e garantirà a Mattarella. Una posizione seria, una reazione seria, una postura seria quelle della Meloni. Seria e non è il miglior complimento, è la più fedele constatazione che si possa fare. Seria e quindi rarissima nella sostanza e forma della politica italiana. Giorgia Meloni vede, e soprattutto valuta, quale deriva e degrado nel comunicare al mondo che l’Italia sta di qua e anche di là, che l’Italia “l’anello debole inaffidabile”. 

Berlusconi non è solo, l’applauso dei deputati e i giornali…neutralisti

Meloni dovrà avere forza e coraggio, oltre alla serietà mostrata. Perché Berlusconi non è solo. Con lui, in ordine crescente di importanza, i quotidiani neutralisti (per così dire) del giorno dopo. Il Fatto, Il Riformista…concordano: la guerra esiste perché esiste Zelensky, esiste il suo governo, esiste la sua Ucraina ed esiste la voglia americana e anglosassone di farla. Poi ci sono i deputati di Forza Italia a cui Berlusconi rivolgeva il “vi dico la cosa ucraina come è andata ma, mi raccomando, il massimo riserbo…”. Al “non fatemi dire di Zelensky”, applauso convinto e corale. Applauso nel quale si fondevano la genuflessione alle parole del capo, sempre e comunque da manifestare, e la liberazione del poter finalmente esprimere insofferenza e fastidio per chi non si è arreso e tanti fastidi ci dà.

I deputati di Forza Italia che alla parola Zelensky hanno la stessa reazione dei Fantozzi e colleghi di fronte alla Corazzata Potemkin danno la misura reale dello spessore di un ceto politico. Ceto politico che cova un umore di gente: quella che la Nato ha provocato la Russia, quella che date a Putin un po’ di Ucraina e facciamola finita, quella che a noi che ci frega e nulla ce ne viene, anzi, quella che la libertà è un consumo borghese e noi siamo popolo…Meloni dovrà avere forza e coraggio per impedire che l’Italia si fregi e ammanti della sua ambiguità e che si mostri e agisca come la “furbetta” d’Europa.

Non sono io che parlo, sei tu che senti

Chiaro è il pensiero di Berlusconi, chiare le sue (ripetute) parole. Meschino è invece il finto indignarsi di Berlusconi stesso e Forza Italia perché questo pensare e dire viene documentato con video e registrazioni. L’argomento meschino è: non sono io che parlo, sei tu che senti! Nessuno nega quel che Berlusconi ha detto, si grida al “criminale” che ha registrato. A parte l’ovvia considerazione che se parli davanti a u centinaio di persone, a parte che questa di Putin trascinato alla guerra lui che non voleva Berlusconi l’ha detta anche in tv ed è agli atti in dispacci d’agenzia non di oggi, la “colpa” sarebbe quella di aver diffuso dopo aver registrato. Meschinità, goffa meschinità. Delle due l’una: o Berlusconi voleva che tutti sentissero, per far danno e dispetto alla Meloni nella formazione del governo, oppure Berlusconi non è in grado di intendere e volere con misura adeguata al reale.

Su una cosa Berlusconi ha ragione

Ogni volta che propone pensieri e parole pro Putin (stesso metodo ha adottato anche per parole, pensieri e appunti ant Meloni) Berlusconi poi argomenta: riportavo parole e pensieri di altri. Nel caso del suo incontro con i deputati di Forza Italia, nel suo adesso vi dico come è andata la cosa ucraina, Berlusconi su questo punto ha assolutamente ragione, dice esattamente il vero, sta riportando pensieri e parole di altri. Esattamente, precisamente, alla lettera e alla virgola pensieri e parole di propaganda di guerra russa. Riporta quel che dice Putin, quel che dice Mosca, quel che dice Peskov. Pari pari. Poi Berlusconi, il giorno dopo, dice che sta con la Nato, con la Ue, con gli Usa. Tocca alla Meloni convincere coi fatti, fatti di governo, convincere Nato, Ue, Washington, Londra, Parigi, Varsavia…Convincere che in tempo di guerra il fianco italiano dell’alleanza non è presidiato e difeso da chi comprende e condivide pure le buone ragioni del nemico.