Milano, la “cricca della movida”: il “sistema Rudy” con politici e istituzioni aiutava i locali sui controlli

Pubblicato il 28 Luglio 2010 - 10:24 OLTRE 6 MESI FA

hollywood milanoAnche la movida milanese aveva la sua “cricca”: i protagonisti della “vita notturna” potevano avvalersi degli “aiutini” di un sistema che coinvolgeva esponenti delle istituzioni cittadine, personaggi anche molto in vista: erano loro a risolvere i problemi, di ogni tipo. Problemi legati alla sicurezza, licenze mancanti, controlli “ammorbiditi”, perquisizioni e controlli annunciati in anticipo.

Dalle carte dell’inchiesta spuntano nomi illustri: c’è il vice direttore generale dei Comune di Milano, Rita Amabile. C’è il direttore generale del Commercio in Regione, Giuseppe Pannuti. C’è l’ex comandante dei vigilli, Emiliano Bezzon (che è stato sollevato dall’incarico dopo aver ricevuto un avviso di garanzia). C’è il commissario aggiunto Saverio Miracapillo. E soprattutto c’è Rodolfo Citterio, noto con il nomignolo di “Rudy”, membro della Commissione di vigilanza al quale tutti si rivolgevano per tutto. In tutto gli indagati sono 32.

Nutrito anche il “parco locali” che avrebbero fatto parte del “sistema Rudy”: oltre all’Hollywood e al The Club (le due discoteche sotto sequestro e sotto inchiesta per spaccio di cocaina e per corruzione), ci sono altri luoghi cult come Magazzini generali, Soul to soul, Lotus, Qin, Old Fashion, Amnesia, La capanna dello zio Tom, il Karma, Parco Lambro.

Quando i gestori avevano qualche “problemino”, ci pensava Rudy, oppure il suo “socio” Daniele Beretta (anche lui nella Commissione di vigilanza), a risolverlo. Secondo i magistrati che stanno indagando sulla vicenda, fino al 2008 la Commissione di vigilanza adottava “un criterio non particolarmente rigoroso” nelle verifiche delle norme di sicurezza. Ma dall’aprile di quell’anno comincia il comandante dei vigili del fuoco decide che è arrivata l’ora di imporre controlli più rigidi. A questo punto la Commissione cambia metodologia e comincia a “segnalare ai gestori le irregolarità concedendo tempo perché venissero sanate, occultate o rimosse”. Molti locali quindi avrebbero effettuato lavori all’insaputa della Commissione, motivo per cui ora rischiano la chiusura.